Stefano Michelini è stato sentito dal Resto del Carlino.
Un estratto dell'intervista.

"La nuova Virtus è sulla carta più debole di quella passata, ma ha un potenziale di crescita maggiore, per cui sarà una realtà work in progress che potrà essere giudicata solo alla fine del suo percorso. Il divino Milos Teodosic, di cui sono un grande ammiratore e che seguivo da quando aveva sedici anni, mi ricordava molto il personaggio di Zeb Macahan nella serie televisiva 'Alla Conquista del West'. All'inizio lui era il protagonista, poi di puntata in puntata diminuiva la sua presenza restando quello che risolveva tutte le questioni fino a scomparire. La stessa cosa succede alla Segafredo fino a ieri c'era Milos, da domani toccherà agli altri.
C'è più equilibrio quindi è più completa. Nei vari accoppiamenti: Hackett-Pajola, Cordinier-Dobric, Shengelia-Polonara, Mickey-Cacok c'è una alternanza di intensità, fisicità ed esperienza che consentirà a Scariolo di avere una diversa gamma di opzioni. Naturalmente non si può dimenticare il talento di Marco Belinelli, ma vorrei spendere due parole anche su Mascolo, un vero agonista, e su Dobric che è stato per sette stagioni consecutive alla Stella Rossa di Belgrado e che in Serbia è stato soprannominato il Cobra per la sua capacità di sferrare il colpo del ko all'avversario al momento giusto.
La Fortitudo? Al centro del progetto c'è l'allenatore e questo non può fare che piacere a chi, come me, è un tecnico. Bisogna dire che nel reparto degli esterni ci sono giocatori importanti per questa categoria come Aradori, Fantinelli e Bolpin, mentre per quanto riguarda i lunghi si deve tornare indietro di trent'anni per rivedere una coppia di stranieri sotto canestro in un gruppo dove possono essere solo due gli atleti stranieri. Allora erano Gay e Comegys, oggi ci sono Freeman e Odgen che dovranno avere lo stesso spirito dei loro predecessori e considerare gli errori al tiro dei loro compagni non come sbagli, ma come opportunità per andare a rimbalzo"

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