Devyn Marble si è presentato oggi alla stampa. Il direttore generale della Virtus Paolo Ronci ha presentato il neo acquisto della squadra bianconera.

Prima di presentare Devyn Marble, vogliamo iniziare questa conferenza stampa in ricordo di Kobe Bryant e per le altre persone che erano sull’elicottero con lui. L’auspicio è che, come succede per i grandi campioni che hanno lasciato un segno, la leggenda si tramandi portando avanti i principi di questo sport, i principi della “Mamba mentality.”

“Marble è un giocatore che era nei nostri pensieri già da quest’estate. Abbiamo guardato la sua posizione, poi ha avuto la chiamata NBA e ha pensato che fosse una buona soluzione tentare la carta dell’NBA. È un giocatore che non è uscito nelle ultime settimane, ma abbiamo pensato a lui fin dall’inizio come tipo di caratteristiche del nostro gioco e del nostro sistema. La proprietà con questo ulteriore innesto dimostra la propria ambizione, nonostante il primo posto in classifica: noi come area tecnica ringraziamo ancora la proprietà. Devyn esordirà in una partita di coppa importante e speriamo che il nostro pubblico continui a starci vicino anche nelle partite di Coppa. Non ci sono piani A, piani B o piani C, non ci piace leggere questo. Marble è un giocatore che volevamo: il mercato non è sempre andare fuori e comprare dei giocatori ma è anche la crescita dei giocatori all’interno del poster. Baldi Rossi è un giocatore in grande crescita, Pajola lo stesso, Cournooh sta dando tanta a questa squadra. Voglio che sia data riconoscenza a tutti i giocatori che dalla prima palla a due di questa stagione sono primi in campionato e Coppa. Non siamo Teodosic dipendenti, abbiamo vari record in campionato e coppa, siamo imbattuti in casa e abbiamo perso solo due partite in trasferta, visto che ho letto da qualche parte parlare di mal di trasferta.Noi vediamo lavorare tutti i giorni i nostri giocatori, siamo molto contenti dei giocatori che abbiamo. Pensavamo fosse utile aggiungere un giocatore in più, questo è il motivo per cui è arrivato Devyn, che era già nei radar dell’area tecnica: niente al caso, niente fatto all’ultimo minuto, niente fatto obbligatoriamente per una deadline di mercato. Un tassello in più all’interno di una programmazione chiara e strategica. I numeri non ci regalano niente, ma sono numeri che vanno sottolineati per dare merito al lavoro dei ragazzi e per dare una base oggettiva dell’impegno della proprietà e di tutte le persone che lavorano in questa struttura: una base proiettata al futuro di questa società. Una cosa importante: Devyn è partito subito per venire qui, è stato subito molto disponibile, concludendo tutta la burocrazia in tempo record. Sabato era già qui e domenica ha svolto le visite mediche: anche da queste cose si capisce la voglia di mettersi a disposizione immediatamente.”

Ecco le parole di Devyn Marble: “Kobe e la sua famiglia sono presenti nelle mie preghiere. Non l’ho conosciuto personalmente ma il mio anno ad Orlando è stato il suo ultimo anno della carriera. Continuerà ad essere una fonte di ispirazione per tutti quelli che amano il basket.”

“Domani sarà la prima partita per me contro una squadra in cui ho giocato ma la cosa più importante per me è aiutare subito la squadra. Non ho pensato tanto a Trento, è successo ma il focus è sulla partita non tanto sul nome dell’avversario. Sono contento di tornare in Italia, mi piace come paese e mi piace il campionato: ero molto contento dell’interesse della Virtus, ho pensato che fosse uno step importante per la mia carriera, soprattutto arrivando in una società organizzata per vincere. Non sarei tornato se non avessi avuto la possibilità di giocare per vincere. La chiamata di Golden State è stata importante per provare a tornare in NBA: a volte le cose non vanno come le pensi anche se considero positiva la mia esperienza con Santa Cruz. Non sono un giocatore egoista, sono pronto sia a livello offensivo che difensivo. Ho giocato con Baldi Rossi a Trento, Hunter è di Detroit come me, con Teodosic ho giocato contro quando ero con l’Aris contro il CSKA, lo zio di Weems era il mio allenatore a Santa Cruz. Djordjevic mi ha chiesto di fare il mio gioco, giocare per la squadra, aiutare i miei compagni: io ho visto che questa è una squadra di giocatori non egoisti, le mie caratteristiche possono essere esaltate. I miei compagni si sono subito dimostrati disponibili.”

Il video integrale, grazie a Sportpress.

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