Oggi è l'anniversario della scomparsa di Chicco Ravaglia. Lo ricordiamo con le righe di presentazione del “Torneo Chicco Ravaglia” che si terrà a Imola nella palestra a lui dedicata

 

Enrico Maria Ravaglia, per tutti Chicco, playmaker di 193 centimetri, figlio d’arte (il padre, Roberto Ravaglia, è stato uno dei più grandi tiratori dei campionati cadetti negli anni ’80 fra Chieti e Andrea Costa), nasce il 20 febbraio del 1976 a Castel San Pietro, praticamente con la palla in mano, visto il grande amore per il basket di babbo e mammo Morena. Cresce prima nel vivaio dell’Andrea Costa Imola, poi passa alla Virtus Bologna, dove si impone all’attenzione di tutti come talento di livello assoluto (e inizia a collezionare presenza a raffica in tutte le Nazionali Giovanili). Nella stagione 1994/95 viene mandato a farsi le ossa in B1, a Cento, e qui stupisce per come si ambienta in fretta a soli 18 anni in un campionato così difficile, che lo vide protagonista, fra le altre, di una grande partita (vinta) proprio nella sua Imola contro la sua Andrea Costa. Nel ’95 arriva ancora in prestito a Varese, dove esordisce in serie A1 a 19 anni, esplodendo immediatamente grazie alle sue ottime doti di playguardia (diventando fra l’altro grande amico dell’istrionico Gianmarco Pozzecco): tornato nel dicembre del 1996 alla Virtus Bologna, vince una Coppa Italia da titolare nel ’97 (storica la sua finale contro Cantù al Pala Malaguti di Casalecchio), prima di infortunarsi gravemente al ginocchio e rimanere fermo quasi due anni. Nell’ottobre del 1999 ecco la chiamata di Cantù, dove Ravaglia in due mesi rinasce cestisticamente. Il 23 dicembre 1999, mentre torna da Cantù ad Imola per festeggiare il Natale con la famiglia, reduce da una partita contro la Pallacanestro Reggiana in cui aveva segnato 23 punti, rimane vittima di un grave incidente automobilistico, dove perde la vita. La sua stella però non si è mai spenta.

 

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