Jon Gudmundsson è stato sentito da Enrico Schiavina per il Corriere di Bologna. Un estratto dell'intervista.

" Ho amato la Fortitudo, avrei voluto che le cose andassero diversamente. Ma non ho rimpianti: ci ho provato, mi sono adattato a fare cose diverse dal mio solito, in una situazione difficile. Solo che col cambio di allenatore è cambiato tutto.
Il mio ruolo e le parole di Repesa? Mi sento una point-guard, è il ruolo in cui ho giocato tutta la vita e per cui ero stato preso. Poi posso fare altre cose se c'è bisogno, anche se mi sembra un ragionamento molto vecchia scuola. Repesa non l'ho mai più sentito, in spogliatoio disse "ci vediamo martedì" poi, dopo la doccia, scopriamo che si è dimesso. Restai di sasso, come tutti.
Dopo? Un po' io che ho cambiato ruolo, un po' la squadra che cambiava di continuo, tanti problemi mai visti primi, sarà che sono solo al mio secondo anno da pro. Continuavano tutti a dirmi che dovevo migliorare il tiro, ed era vero, ma lo sapevo anch'io. Tiravo male, io che mi sento un buon tiratore, mi vedevo i difensori passare sotto il blocco e la fiducia svaniva. Ma mi ritrovavo anche solo in angolo, a guardare la palla che non arrivava mai.
Dopo Napoli pensavo si fosse trovato un equilibrio, invece vedo ancora problemi. La squadra ha punti nelle mani, italiani che possono segnare tanto, piuttosto che tanti realizzatori pensavo servisse semmai più difesa. Ma continuo asperare nella salvezza. Lo meritano soprattutto i tifosi.
La Fortitudo spero di tornare a incrociarla un domani, magari dopo aver dimostrato di essere un altro giocatore"


(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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