Mouhammadou Jaiteh a Virtus TV.

"Sono musulmano, do molto spazio alla religione nella mia vita, e il mio nome è la versione africana del nome del Profeta.
La Virtus ha contattato il mio agente, e sono stato subito felice perchè volevo andare in questa squadra, per via della storia e della tradizione. Ne ho parlato subito a mia moglie e ad un mio fratello, e ho avuto subito buone sensazioni sperando che la cosa diventasse ufficiale il prima possibile.
Prima ero stato a Torino, la mia prima volta fuori dalla Francia, ed ero stato visto come uno straniero, uno di quelli che deve essere sempre pronto ed efficace: giocare all'estero ti migliora sia come giocatore che come uomo, devi adeguarti alle situazioni e questo ti rende un giocatore diverseo. L'INSEP francese è stato importante, perchè ho iniziato a giocare tardi e quindi è stato bello essere in un ambiente dove pochi mi conoscevano e dove c'erano i migliori della mia età: ho capito che le aspettative erano alte e che dovevo allenarmi tanto. E' stato importante, sono cresciuto e ho imparato tanto.
Non dimenticherò mai la partita contro la Spagna, con Pau Gasol che ne segnò 40 su 80: volevo vincere, ma intanto ero come un bambino che guardava Gasol fare cose incredibili. Io mi sento sempre orgoglioso di giocare con la mia Nazionale, perchè rappresenti il tuo paese e sarò sempre pronto e felice alle convocazioni.
Non guardo tante partite di calcio, io sono di Parigi e ho sempre avuto dubbi su come un parigino possa tifare per una squadra di Marsiglia... Cordinier è diverso, perchè non è proprio del tutto marsigliese, quindi non c'è tanta concorrenza. Ma spero di vincere la Champions prima o poi.
Essere alla Virtus è una grande opportunità, voglio dimostrare cosa posso fare in un team di livello e fare quello che mi viene chiesto: sono ambizioso, e siamo stati sfortunati per via dei problemi di infortuni a inizio stagione. Ma più siamo più possiamo competere per i nostri obiettivi. La Supercoppa è stata l'occasione per avere minuti e dimostrarmi pronto, sapevo che Udoh avrebbe avuto più spazio e io avevo bisogno di conoscere il sistema di gioco e i compagni: cerco di non mollare, di dare il massimo, e penso sempre a cosa fare per crescere sia come giocatore che come persona, e i risultati si stanno vedendo. Spero di poter continuare su questa strada e farò di tutto per riuscirci, lavorando duro, restando concentrato ricordando che la squadra ha bisogno anche del mio lavoro. E io voglio essere un giocatore su cui fare affidamento nelle partite importanti.
Teodosic? Se non sai che è un giocatore di basket e non sai cosa rappresenti per questo sport lo vedresti come un ragazzo normale, spendo tanto tempo assieme a lui e gli parlo, perchè lui considera le persone per quello che sono e non per quello che rappresentano, non guardando ai soldi ma all'umanità. E non è una cosa comune, perchè non tanti professionisti pensano in questa maniera. Milos ti giudica per quello che sei, è interessato a parlarti, ed è bello parlare di tutto con lui, non solo di basket. Poi è bello che, quando siamo in campo, la connessione tra noi è ottima"




(foto Virtus Pallacanestro)

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