Next Level e Alessandro Pajola

Alessandro Pajola si è raccontato come mai fatto prima. Una carriera luminosa ancora tutta da scrivere, ma che fonda su basi solide ed episodi determinanti. Le tappe che hanno segnato l’arrivo a Bologna, le giovanili, per poi passare all’estate magica tra Scudetto e Olimpiadi. Ma tanto altro ancora, andando a scoprire il ragazzo dietro il giocatore.

"Riesco ancora a separare il ragazzo dal professionista, perchè cerco di essere sempre, alle partite e agli allenamenti, un normale ragazzo di 22 anni. Sono molto legato alla mia famiglia e ai miei amici, i miei si sono separati a 13-14 anni ma mi sono rimasti vicini, insegnandomi sempre l'umiltà come prima cosa.
Ho iniziato a giocare a basket perchè aveva iniziato già mio padre, l'allenamento era il momento più felice della giornata, e ricorderò sempre i combattimenti in campo ma anche e soprattutto l'amicizia e la fratellanza fuori dal campo.
Non so quando ho capito che avrei potuto farcela, è stato il frutto di un lavoro quotidiano dando sempre il 100%, e questo forse è il segreto per essere arrivato a questo livello.
Alla prima chiamata della Virtus reagii male, non ne volevo sentire parlare e mi lamentavo con i miei che tiravano fuori il discorso, poi dopo un altro anno ho capito che andando via da casa potevo cercare di arrivare ad un livello più alto. Non è stato facile lasciare casa per inseguire un sogno, ma i sacrifici sono stati ripagati.
Ho visto il basket diventare professione, e qui entrano dinamiche che fanno parte del mestiere e vanno accettate, ma a Bologna sono stato subito accolto come fosse una nuova famiglia.
Gestire la tensione prepartita di solito è stato semplice, poi però alcune gare sono diverse: penso alla finale del mondiale Under19, o la vigilia delle finali scudetto, lì si passa la notte in bianco. Avevo visto tante gare di Milano, mi era parsa una squadra invincibile, poi tutto è stato strepitoso, bello e inaspettato.
Teodosic? Arte è anche il modo in cui utilizzi il tuo corpo, come se fosse un pittore su tela o scrittore su foglio, è una maniera di esprimere un talento.
La Nazionale è stata una esperienza meravigliosa per come siamo riusciti a vincere a Belgrado, indescrivibile a parole. Poi a Tokio nemmeno riuscivo a realizzare quello che stava succedendo.
Con Tamberi ho il legame di chi è entrambi di Ancona, dei tempi in cui tifavamo per la Stamura.
Io sono fortunato, faccio un mestiere dove ad un certo punto entro in campo e posso dimenticarmi sia del telefono che della mascherina."

Trovate il video completo al seguente link:

https://youtu.be/1sfZ7ld_xjI

 

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(foto Virtus Pallacanestro)

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