Luca Baraldi e Marco Belinelli sono stati ospiti della redazione del Resto del Carlino.
Un estratto delle loro dichiarazioni.

Baraldi - C’è voglia di ripartire, riaprire i palazzetti. I palazzetti sono luoghi sicuri il rischio concreto, oltre alle limitazioni attuali, è che la gente di disaffezioni alla pallacanestro o che riservi tutto alla tivù, togliendo quell’entusiasmo e quella passione che si respira nei palazzetti. Sono stato il primo a prendere una posizione netta. Sono contento che Fip e Lega siano sulla stessa linea. Ma se agli autobus o al cinema si accetta una capienza dell’80%, perché non ripetersi con i canestri?
Scariolo? Con lui abbiamo fatto un salto di qualità. Abbiamo migliorato nella tecnologia l’area tecnica: ci sono telecamere che riprendono le azioni. E quando Sergio chiama timeout non serve la lavagnetta: ci sono gli ipad che mettono in evidenza le azioni.
Abbiamo iniziato un percorso che ci ha portato a vincere lo scudetto. Uno scudetto meritato, ma che abbiamo capito di poter vincere in corso d’opera. Il 99% delle persone non si aspettava un successo del genere. Vincere non è facile, ma confermarsi è ancora più duro. Vorremmo confermarci in campionato – e il successo in Supercoppa ci regala fiducia e autostima – e inseguire l’Eurolega. Abbiamo investito sugli italiani perché hanno il cuore e possono fare la differenza sia in Italia sia in Europa.


Belinelli - Ho firmato per la Virtus a dicembre. Ero reduce dalla bolla di Orlando, nella Nba. Di fatto la prima e forse unica vera esperienza con il pubblico l’ho vissuta a Kazan, in EuroCup. Senza il tifo è brutto. Luca si è speso bene: dalla tivù non è uguale. L’obiettivo è l’Eurolega, vogliamo arrivarci. Sono capitano, è la prima volta che mi succede.. Ma non è cambiato tanto da prima. Mi ha fatto piacere alzare subito un trofeo ed essere indicato dai miei compagni. Per me è un onore anche perché vedo l’attaccamento di tutti. Abbiamo perso Udoh, non sarà facile sostituirlo. Felice di essere leader di un gruppo dove ci sono giocatori giovani, come Pajola e Mannion. Ragazzi di valore, che cresceranno ancora.

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