Romeo Sacchetti. Umarell ormai pronto per i cantieri, mangiapane a tradimento, e oggi capolista di A2 con Cantù. Jasmin Repesa, bollito ed esaurito, che saluta la compagnia dopo un agghiacciante precampionato e che ora sta portando Pesaro ad una tranquilla salvezza in A1. Antimo Martino, incapace e privo di nerbo, oggi anche lui capolista con Forlì. E adesso Luca Dalmonte, che per il sinedrio dei social è diventato un altrettanto incapace e rassegnato nocchiero di una barchetta alla deriva, dopo essere stato due anni fa l'eroe di una salvezza non esattamente facile. E' chiaro che non si può pensare che tutti gli allenatori che vengono (tornano?) in Fortitudo siano dei prepensionati inadatti al ruolo, e forse bisognerebbe capire cosa provochi, da queste parti, il buco nero che sta risucchiando, negli ultimi tre anni, forse e capacità di chiunque arrivi. Ed è ancora più palese che il problema non può essere sempre la scelta della panchina: questi erano "bravi" prima, lo sono tornati ad essere dopo, è proprio qua che le cose non funzionano.

Sei sconfitte nelle ultime sette partite, un record sul campo di 12-15 (comprendendo anche Ferrara, che comunque venne giocata e persa), una situazione fuori dal campo che è forse causa di tante altre situazioni, perchè se le delegittimazioni partono dall'alto tutto il resto non può non esserne conseguenza. Alla fine la desolazione del prePasqua, -18 in casa di una limitata Piacenza, è solo la copia di mille riassunti di una squadra non stimolata, a tratti poco coinvolta, dove c'è chi gioca per sè e chi nemmeno lo fa, dove gli italiani sono scollati e gli stranieri girano a vuoto: Thornton sempre più corpo estraneo, anche Vasl (pur al netto della sciatalgia) viagga a 4 punti di media e una apparente impressione di inutilità. D'altronde, non è il primo che in quel ruolo viene fagocitato dagli equivoci.

Ora altre 4 partite alla fine del gironcino, poi i playoff probabilmene contro una tra Cento e Pistoia (più difficile Cremona), ma la Fortitudo di adesso deve dare, al proprio pubblico più che alla società, la risposta ad una semplice domanda: ne avete ancora voglia? Perchè se sì, allora che si metta da parte anche solo per un po' di settimane ogni orgoglio, malconsiglio e individualismo per ricordare che si gioca per la piazza e non per i propri interessi. E che lo si faccia veramente, perchè si è stufi di proclami privi di fondamento. Altrimenti, lo si dica subito così da metterci tutti l'anima in pace. E iniziare la nuova estate di risiko tra società e proprietà, con l'unica differenza rispetto all'anno passato di un minor rischio di non iscrizione. Ma se questo doveva essere il redemption year, ecco, finora l'obiettivo è stato ben fallito.

(foto Mauro Donati)

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