ARADORI, "CREDEVAMO ALLA VITTORIA CON MILANO. ORA TUTTI I GIOCATORI DEL ROSTER DEVONO GIOCARE IN TRASFERTA COME IN CASA"
Pietro Aradori è stato sentito da Damiano Montanari di Stadio. Un estratto dell'intervista.
"Forse è insperato per quelli che la vivevano da fuori. Noi ci avevamo creduto fin dall'inizio della settimana precedente. Sapevamo e sappiamo che al PalaDozza abbiamo una spinta in più e che possiamo competere anche con avversarie che sulla carta sono più attrezzate di noi. Quella con Milano è stata una grande vittoria, in cui siamo stati sempre avanti, toccando anche un vantaggio di 21 punti. Poi loro sono rientrati con alcune triple "matte" di Nedovic, ma non hanno completato la rimonta.
Il diverso atteggiamento? Per quanto mi riguarda, io gioco sempre tutte le gare alla stessa maniera, poi può andar bene o meno. Piuttosto il nostro problema è non riuscire in trasferta ad avere lo stesso apporto da tutti i giocatori del roster, come invece accade in casa. Non è un problema legato all'aggressività o al blasone della squadra avversaria, piuttosto al fatto che, senza la spinta del pubblico, forse qualcuno si sente un po' meno sicuro e non riesce a dare tutto quello che ha. Quando vai sotto in trasferta, diventa difficile recuperare.
Le mie cifre? Questi sono traguardi importanti perché mi fanno pensare a tutto il lavoro fatto, a quando a 13 anni lasciai casa investendo su me stesso: non era scontato che sarei arrivato fino qui. I numeri, come tali, contano relativamente durante la stagione. Il mio obiettivo è raddoppiarli nei prossimi anni. Sono ancora nel pieno della mia carriera e, toccando ferro, mi auguro di fare sempre meglio. Mi toglierò altre soddisfazioni.
L'attesa per il derby? Non ho alcuna rivalsa e non devo dimostrare niente a nessuno se non a me stesso, ai miei compagni e alla Fortitudo. Il derby sarà una partita sentita in tutta Italia, non solo a Bologna. Io non penso al passato. Ognuno ha fatto le sue scelte e si va avanti.
Cosa direi ad un Aradori tredicenne? Di divertirsi finché potrà, perché quando approderà al professionismo dovrà stare attento a tante cose. Gli consiglierei di essere sempre se stesso e di andare oltre quando le persone lo vorranno affossare: non solo il mondo dello sport, ma tutto quello del lavoro è pieno di gente così. E' lì che bisogna essere superiori, non buttarsi giù ed alzare l'asticella"
(foto Fortitudo Pallacanestro 103 - Valentino Orsini)