Domani, 13 aprile, sarà l’anniversario numero 32 di gara 2 del derby playoff in cui la Fortitudo sconfisse la Virtus. Damiano Montanari e Luca Muleo di Stadio hanno raccolto i ricordi di Giacomo Zatti e Gus Binelli. Un estratto delle interviste.

Zatti - “Fu una goduria epocale, ma che ci aspettavamo. Prima degli ottavi dei playoff scudetto eravamo andati in ritiro a Tirrenia, dove ci eravamo allenati con grande intensità. Io ero in camera con Moris Masetti, uno sempre perfetto, superprofessionista, un po’ il contrario di me: diciamo che io preferisco non mettere in disordine per poi non dover mettere in ordine. Per scaramanzia non parlavamo delle due sfide con la Virtus, però sentivamo che avremmo superato il turno ancora prima di alzare la palla a due.
Di Vincenzo? Lui ci fece sentire una squadra di A1 fin dall’inizio e fu bravo a gestire uno spogliatoio spesso elettrico. Bill Garnett era un guerriero e non cedeva di un centimetro, Wallace Bryant si arrabbiava spessissimo e noi dovevamo cercare di dividerli. Anche Albertazzi aveva un carattere tosto e Bucci in allenamento picchiava come un fabbro. Eravamo un gruppo compatto, ma non quello che ama andare a mangiare fuori.”


Binelli - “Brunamonti aveva problemi alla schienza e alla fine dovette operarsi di ernia. E anche Macy non era messo molto bene, tanto e vero che giocò molto Marcheselli, il giovane della squadra. Non sono scuse, loro erano una squadra di A2, vero, ma potevano giocare tranquillamente in serie A, quell’anno.
Non li avevamo sottovalutati, tutt’altro, erano i playoff, era un derby, come avremmo potuto? Né c’era la paura di chi ha tutto da perdere, non ci pensavamo minimamente, a perdere. Siamo andati in campo per vicnere e basta, consapevoli della situazione in cui eravamo, messi male onestamente. Ma la mentalità della squadra era comunque di non distrarsi con nessuno, neanche con l’ultima in classifica.
Cosic? Lui era uno avanti per quei tempi. Facevamo cose che a volte ci guardavamo in faccia… Erano le stesse cose che sarebbero venute fuori 3-4 anni dopo. Avevamo Greg Stoker come ala forte, Cosic voleva farlo giocare da 2-3, lo teneva ore in palestra a tirare da tre punti quando non era un gran tiratore. Fu lungimirante, diceva sempre a tutti di giocare più fuori possibile perché sarebbe stato il fituro. A tutti tranne che a me, unico uomo d’area.
I miei derby? Ne ho vinti e persi più di uno, ma ricordo poco, e non è un fatto di vittorie o sconfitte. Cancello facilmente. Come sconfitte ricordo il -32 dell’anno successivo, oltre a questo di cui parliamo che sicuramente lasciò il segno, fu pesante da digerire. Di quelli portati a casa, direi il +41 in Coppa Italia e ovviamente quello del tiro da 3 che non si può dimenticare mai. Però il passato e passato, quello che è fatto è fatto, anche se sono cose belle da provare a rammentare. In questa quarantena sto trasferendo il contenuto delle vecchie videocassette sul digitale, riscopro partite che non pensavo nemmeno di aver giocato. Però dopo due minuti che comincio a guardarle mi viene in mente tutto.”

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