(Foto Mauro Donati)
(Foto Mauro Donati)

Attilio Caja ha rilasciato una lunga intervista a Diego Costa sul numero più recente del mensile Basket Magazine. Ne riportiamo qualche estratto.

"A Bologna mi trovo meravigliosamente bene, ho trovato casa, mia moglie gira in bicicletta, ma se devo essere sincero tutto è stato così veloce, fin qui non abbiamo ancora potuto fare i turisti.


I miei inizi. Prima di diventare collaboratore di Marco Calamai a Pavia ci sono stati gli anni delle giovanili, una decina, direi gratificanti, ben remunerati. Al punto che ho potuto fare la scelta di lasciare 'il posto fisso', come dice Checco Zalone, per seguire la passione dello sport. Con la fiducia della famiglia, certo, anche perchè a quel tempo occuparsi del settore giovanile ea un ruolo molto considerato, le società investivano e credevano alla scoperta dei talenti, cosa che voleva dire monetizzare. Ho allenato le nazionali giovanili, un periodo molto bello e utile per crescere.


Il soprannome. Artiglio mi piace. So di passare per uno che ha un caratteraccio, la forma non è il mio forte. Però, sa cosa diceva uno dei più forti che io abbia mai allenato ai compagni di squadra? Non pensate a 'come' dce le cose ma pensate a 'quello' che dice. Ecco, lui aveva capito. Non tutti ci sono riusciti, come quello che mi disse che forma e sostanza sono la stessa cosa.


La Fortitudo? Più che la Fortitudo fa effetto il Paladozza. Perchè è il tempio della pallacanestro italiana. Quando ci venivo da avversario, dicevo ai tutti: ragazzi, qui si respira la storia del basket. Poi la Fortitudo ci mette quel muro umano, ci mette il trasporto, ci mette la partecipazione. 4200 abbonati sono tanti. Ci sono in Italia palazzetti che vanno sold out ma non sono la stessa cosa. Qui ho giocato in casa quando allenavo Reggio Emilia perchè il palazzetto reggiano era un cantiere. C'erano mille persone al seguito? Non era la stessa cosa. E' bello allenare a Bologna, in passato c'ero andato solo vicino.


Il no dell'anno scorso. E' la vita. Dipende dalle situazioni, dipende dai progetti, dipende da chi te li propone ma lo dico senza mancare di rispetto a nessuno.


La mancanza di ambizioni per la promozione. E' semplicamente avere coscienza della realtà. Abbiamo fatto la squadra a luglio, praticamente fuori tempo massimo: non c'erano giocatori. Il mercato degli italiani si comincia a fare a fine aprile. Non è nè un problema di budget nè un problema di stranieri, pura constatazione. Questo accentua i meriti dei ragazzi. Ci mettono il massimo impegno dal 18 agosto sotto ogni punto di vista: in termini di tecnica, di tattica, di preparazione fisica. Persone serie, ma per vincere un campionato bisogna programmare prima e bene. Se siamo bravi e ambiziosi, faremo tesoro dei nostri punti di forza, prenderemo le misure, programmeremo peer azzerare i disagi, pianificheremo per il futuro. Così si vincono i campionati"

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