Fabio Bazzani è stato ospite di “Vitamina Effe” su Radio Nettuno Bologna Uno. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:

SULLA VITTORIA CONTRO L’URANIA MILANO

“Una Fortitudo a due facce. Il primo tempo sembrava la prosecuzione di Piacenza e di altre brutte partite già viste quest’anno. Il segnale del tifo, con lo sciopero del primo quarto, deve poi far riflettere perché vuol dire che la misura del bicchiere era colma. Dopo l’intervallo si è vista un’altra Fortitudo grazie ad alcuni suoi giocatori di qualità, e contestualmente Milano si è piantata subendo un parziale di 43 a 18. Quantomeno l’hai portata casa, cambia poco a livello di classifica, ma sebbene tutti i problemi non siano risolti, torni a casa senza l’amaro in bocca”.

“Nell’intervallo è scattato qualcosa, non so se siano state le parole di Dalmonte o un senso di responsabilità, che avevi anche prima, ma che ti porta a dire che peggio di così non si poteva fare. Poi se in campo riesci a mettere le qualità che hai in alcuni giocatori come Fantinelli. Aradori e Candussi, puoi ribaltare le partite. Si è vista almeno una squadra che non ha accettato di finire la partita con quell’andazzo, meglio quindi tornare a casa con una vittoria piuttosto che con l’ennesima brutta sconfitta”

SULLA PROTESTA DEL TIFO

Se la Fossa dei Leoni arriva a fare uno striscione del genere e a non tifare per tutto il primo quarto, solo questo è motivo di riflessione più grande di altri mille discorsi. Ero arrabbiato? Nello sport ci sta di perdere, anche da avversari inferiori a te, piuttosto ho provato nuovamente un sentimento di scoramento e delusione. C’è stato poco spirito battagliero, è il campo a dirlo. Non è un problema di vincere o perdere, ma di come arrivano le sconfitte, di come reagisci alle difficoltà, e di come determinati appelli in alcune interviste non siano stati poi corrisposti sul campo. Questa è stata quindi la grande delusione che sento condivisa da tanti vecchi tifosi Fortitudo, abituati e temprati alla sofferenza”

SULLA SITUAZIONE SOCIETARIA

“I giocatori quando vanno in campo sono lo specchio di quanto fatto e preparato durante la settimana, e non parlo dell’aspetto tattico. La squadra raccoglie, a livello ambientale, quanto seminato in settimana, dalla gestione dello spogliatoio, alle prese di posizione sulle responsabilità che devono avere i giocatori, e se ci sono delle crepe o della non condivisione, ci finisce dentro, soprattutto se le cose non vanno bene. Se ali piani superiori non ci sono unità d’intenti e chiarezza, il giocatore ha l’alibi ed è giustificato. Non sono dentro, ma dal di fuori si percepisce questo, e tutto ciò ricade anche inconsciamente sulla squadra”.

“Se partiamo dal presupposto che a luglio eravamo a rischio di non esserci allora va bene tutto. Ma il bivio è: continuiamo sul va bene sempre tutto?, ed allora non arrabbiamoci se ci sono certi atteggiamenti, o non rimaniamo delusi per le sconfitte, oppure vogliamo provare a rifare qualcosa, a crescere e ripartire? Potenziali investitori? Se davvero ci sono, si spera che possano migliorare la situazione, ma devono vedere un qualcosa di più chiaro e credibile rispetto a quello che oggi può trasparire dall’esterno”.

 
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