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(Foto Fortitudo Pallacanestro 103)
(Foto Fortitudo Pallacanestro 103)

Fabio Mian è stato intervistato da Damiano Montanari su Stadio. Un estratto delle parole dell'ex giocatore Fortitudo, ora a Rieti.

Ha archiviato la sua esperienza in Fortitudo più con gratitudine o amarezza? «La nostra è stata un'annata di alti e bassi, rispetto alle aspettative di inizio stagione. Ho vissuto Bologna e il mondo della Fortitudo per dieci mesi, magari non sono entrato in tante dinamiche in cui, anche per il mio carattere, non ho voluto entrare, ma sono stato contento di avere vissuto questa tappa della mia carriera. Giocare in piazze storiche e vestire certe maglie è sempre bello. In Fortitudo hanno giocato tanti campioni, non sono certo io quello da ricordare, però ho fatto il massimo. A volte ci sono riuscito, altre volte meno, non ho rimpianti.
Mi è dispiaciuto non essere stato stato confermato, però sono stato in Fortitudo dieci mesi, se la mia militanza fosse stata più lunga forse sarebbe stato diverso. Caratterialmente sono poco espansivo, sia in campo, sia fuori, tranne che con gli amici più stretti. La pallacanestro è un lavoro. Così come io a volte pretendo che le società rispettino le scelte dei giocatori, allo stesso modo accetto le decisioni del club, mostrandomi grato e senza fare alcuna polemica».

Nella prossima stagione giocherà a Rieti. Cosa l'ha convinta? «Mi hanno cercato subito, dimostrando di volermi veramente. Mi hanno spiegato che avevano in mente tre tipi di squadre e che io facevo parte di tutte e tre: è bastato questo. A Rieti ho firmato un contratto triennale, con una uscita a favore del club dopo due anni. Sono contento, conosco coach Ciani per avere lavorato con lui due anni ad Agrigento e uno a Trieste, e la società è ambiziosa».

Cosa si aspetta dai tifosi biancoblù per quando tornerà al PalaDozza da avversario? «Un'accoglienza normale, niente di eclatante, ma neanche fischi. Conservo un bellissimo ricordo della mia esperienza in Fortitudo e dei tifosi. Come dicevo, spero di avere lasciato un bel ricordo, indipendentemente dal cognome scritto dietro la maglia».
 

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