Sugar Ray Richardson, in questi giorni a Bologna, è stato intervistato da Marco Tarozzi su Stadio.
Un estratto delle sue parole.

Questa città mi accolse a braccia aperte, era esattamente quello che cercavo. Entrai al palazzo e non c'era nessuna differenza rispetto al Madison Square Garden di New York. Stessa intensità, stessa passione.

Essere riconosciuto oggi? Meraviglioso. La cosa che mi stupisce è che mi fermano e mi salutano tanti ragazzini. La Virtus è qualcosa che buca il tempo, una leggenda che si tramanda di padre in figlio, di generazione in generazione. Sono orgoglioso di aver fatto parte di questa storia.

La Coppa delle Coppe. Fu un esodo, c'era mezza Bologna dentro e intorno al palazzo. Ci sentivamo addosso una responsabilità positiva, tutto quell'affetto ci rese invincibili. All'inizio del secondo tempo si fece male Brunamonti: per noi Roberto era un faro, avremmo potuto disunirci e invece ci compattammo, venne fuori la forza del gruppo, di persone che andavano in campo e si divertivano a giocare insieme. Poi, Claudio Coldebella fece un capolavoro. Io? Beh, quella sera ho fatto semplicemente Sugar.

Cosa è rimasto di quegli anni Tanti amici. Valerio Ruggeri mi sta scarrozzando da una settimana, è un fratello per me. Poi c'è Giovanni Setti, che era un ragazzino quando arrivai e mi vedeva come un padre "sportivo": nel tempo siamo diventati grandi amici. E Daniele Fornaciari, grande tifoso e grande amico da sempre. E ancora, tutti i compagni di quegli anni magici.
Vi siete rivisti a cena. C'erano Ettore Messina, Coldebella, Binelli, Bonamico, e non sentivamo tutti gli anni che sono passati da allora, perché il basket ti regala anche legami profondi. Quando sono andato a vedere la gara d'Eurolega col Real, mi è sembrato di tornare a casa. A un certo punto è arrivato anche Achille Canna. Ha novant'anni e sembra quello di allora, per lui il tempo sembra non passare, è un highlander.

La Virtus è tornata in alto: Felice. Sta dove dovrebbe sempre stare, la squadra di oggi onora la storia che la società ha alle spalle".
Bologna? È ancora più viva e colorata, piena di turisti, bellissima. Poi mi hanno fatto un altro grande regalo: mi hanno portato a rivedere il palazzo dello sport.
È bellissimo che il basket evolva, che trovi spazi sempre nuovi. Ma quello resta il posto più bello per giocare a basket. Puoi sederti in qualunque posto e sei dentro la partita.


(foto Euroleageue)

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