Va bene va bene. Il basket è uno sport di squadra, siamo tutti d’accordo, ma se poi all’interno di una squadra uno vuole ergersi a protagonista e lo riesce a fare alla grande, allora tutti contenti. D’altra parte vanno bene i Keith Richards dietro a suonare, ma se non ci metti davanti un Mick Jagger a jaggerare, allora anche i Rolling Stones sarebbero una band qualsiasi. La Fortitudo partita per Verona sembrava una succursale del St.Joseph (Candi, con una y in fondo al nome, dovrebbe sapere di cosa stiamo parlando) con Raucci a casa ad accoppiarsi con la Tachipirina e Italiano a fare il tifoso in panchina. Oltre ad Amoroso discretamente coperto di ruggine e Flowers ancora lontano dal poter sbocciare. C’era di che temere il collasso, ma un po’ una Verona mal assortita e forse mal gestita – va bene che Saccaggi è l’unico play, ma dargli l’unico riposo a 2’ dalla fine è parsa roba che nemmeno Tafazzi – e un po’ la prova gigantesca di Daniel hanno dimostrato una cosa. Anzi due.

Intanto, la Fortitudo è una squadra che lotta e che si sbatte, e su questo nessuno aveva mai avuto dubbi. Ma che, nel momento del bisogno, ha saputo spremere risorse da ogni parte dove si poteva andarle a cercare. E questo, è roba da grande squadra, o se non altro roba da gruppo che ha una identità fatta e finita. La seconda cosa, è che Boniciolli ha ragione: questi si ingigantiscono quando, in trasferta, vanno laddove le avversarie paiono sulla carta più forti. Avesse, la Fortitudo, giocato con lo stesso piglio tra le varie Matere e compagnia bella, sarebbe stata tutta altra cosa, ohibò.

E poi c’è Daniel, che chissà cosa avrà pensato, sabato, per poter poi andare in campo e devastare Verona come nemmeno l’Adige avesse deciso di andare a fare una visitina laddove un tempo si facevano le finali del Festivalbar e Sandy Marton poteva esaltare la folla con il suo playback di People from Ibiza: 31+11, e l’impressione che potrebbe essere ancora più esplosivo. E, soprattutto, bravo ad innescarsi nel momento in cui ha capito che c’era bisogno, e non per propria semplice voglia di arricchire il foglio delle statistiche.

E ora? Ora la Fortitudo è ben inserita nel gruppo delle prime otto, aveva bisogno del break esterno per mettersi a posto sul sellino e pedalare con maggiore serenità. Amoroso (buona volontà) eccetera dovranno avere il tempo per aggiustarsi, e non sembra che ci possa essere pessimismo attorno alla truppa, sul campo. Bene, bravi, bis.


Ancora un altro entusiasmo ci farà pulsare il cuore - Detto di Daniel, difficile non bussare alla porta di Sorrentino per fargli il gavettone di Gatorade: latitante per 30’, alla fine l’ha vinta anche lui eccome. Poi tutta la squadra, senza dimenticarne nessuno.

Ne abbiamo avute di occasioni perdendole - Ma no, oggi la squadra l’occasione l’ha presa eccome.

MAGIKA, VITTORIA A BRINDISI
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE