Presso la clinica Villalba - dove hanno svolto le visite mediche - sono stati presentati Guido Rosselli e Klaudio Ndoja, oltre al nuovo DS bianconero Valeriano D'Orta.
Ecco le parole degli intervenuti:

Julio Trovato - Sicuramente dobbiamo inserire un numero 5 americano non troppo interno. Speriamo di averlo trovato, vediamo nei prossimi giorni. Sull'esterno c'è il discorso di Michele Vitali che rimane aperto, c'è la possibilità che si parta con un solo americano e si tenga il visto da utilizzare nel corso della stagione. Lo vedremo strada facendo.
Spissu è un affare chiuso? Manca la parte formale, fino alle firme conclusive un giocatore non si ufficializza. Dentro di me l'affare è concluso, ma formalmente ancora no.


Valeriano D'Orta - Ovviamente per me è una grande emozione far parte di questa società con un presidente pluristellato, che da allenatore ha portato alcuni scudetti a questa società così importante, e l'ha resa ancora più blasonata. Io nasco come allenatore, e riconoscere nel presidente un ex allenatore dà un'immagine a questa società che per me è ancora più importante. Sono ovviamente contento e assetato di incominciare e di poter portare il mio contributo alla Virtus, e cercare di costruire quello che ci siamo prefissati per questa stagione.

Sappiamo quali sono le regole, non le scopriamo oggi. Conta essere pronti ai playoff, la stagione va giocata per cresce in ottica playoff, e bisogna imparare a riemergere dopo le sconfitte e i momenti di difficoltà. In questo modo si contruisce la squadre che farà bene ai playoff. Questa è una piazza più esigente di altre, e questo aiuterà la squadra e il gruppo a temprarsi prima.

Klaudio Ndoja - C'è tanta soddisfazione e orgoglio. Una società del genere non ha bisogno di presentazioni. Quando arriva la chiamata da una società del genere non ci pensi tanto, accetti e basta. Sono felice di essere qui, ho girato tanto e ora spero di fermarmi. Senza cadere nelle solite cose banali che si dicono che ci conosceremo pian piano, come giocatore e come persona.
Sono le persone che fanno la differenza. Le squadre che vogliono lottare per qualcosa hanno tutte americani buoni. Secondo me è il gruppo di italiani che fa la differenza, e questo è molto valido. Sono felice di come è stata costruita la squadra.

Ramagli? L'ho avuto due anni fa a Verona, qui ho un ruolo diverso perchè ci saranno tanti giovani. E' una cosa nuova, non sempre sono stato abituato a essere il vecchio del gruppo. Ma aiutare qualcuno è qualcosa che nella vita mi viene facile, amo dare qualcosa agli altri.

Ripartire dopo la retrocessione? Ho vissuto la stessa cosa a Brindisi, l'inizio non è facile perchè si viene da una delusione molto grande. Sarà importante stare insieme e fare gruppo, per andare oltre le difficoltà. E anche il rapporto col pubblico all'inizio non sarà dei migliori, anche se siamo tutti nuovi.
Questo campionato ha 32 squadre e 1 sola promozione, ma queste sono le regole. Bisognerà stare uniti nei momenti di difficoltà e dopo gli incidenti di percorso che capiteranno. Però secondo me le persone sono valide e questo ci permetterà di fare bene.

Che tipo di paese e accoglienza ho trovato in Italia? E' stato difficile. Sono qui da 18 anni, e ho visto un grosso cambiamento in Italia. Emigrare, andare in un altro paese non è una facile, se uno lo fa è perchè non ha altre opzioni. Mi fa un po' male, dispiace vedere l'Italia ridotta così, perchè ha un potenziale che forse nessun altro paese al mondo ha. Sono le persone a fare la differenza, e in questo momento in Italia le persone non stanno facendo la differenza. Questo mi dispiace. Credo che le cose andranno meglio e potremo stare meglio tutti.

Guido Rosselli - Il nome Virtus Bologna mi riporta alla mia nascita alla pallacanestro. Io sono cresciuto guardando i playoff della Virtus e l'Eurolega. E' un onore essere qua, è un piacere che la società abbia pensato a me in questo momento, cercheremo di dare tutto, come ha detto il presidente la squadra deve essere una squadra di lottatori, con il giusto mix di esperienza e gioventù, per aiutare i giovani a crescere.
Gli stranieri? Incidono, ma secondo me la base c'è già ed è molto solida, per fare un campionato solido. Il girone Est è difficile e competitivo, ma dobbiamo cercare di creare una bella alchimia, che è quella che fa la differenza e ti porta a ottenere il risultato.

Ramagli? La prima volta mi allenato al trofeo delle regioni, avevo 14 anni. Ci conosciamo da tanto, è un allenatore molto chiaro in ciò che vuole, ho accettato la sua chiamato perchè ci siamo trovati d'accordo in cinque minuti davanti a un caffè. Vogliamo aiutare i giovani a crescere, sono tre ragazzi molto interessanti che ci daranno una grossa mano. Tra toscani ci si trova? Sì, anche se noi toscani siamo tra i più faziosi di tutti, basta spostarsi di 5 km ed è guerra.

Il campionato è difficile, trovo anch'io assurdo che ci sia una sola promozione. Quattro turni di playoff sono una maratona infinita, specialmente a una certa età. Però le regole sono queste, e se vogliamo raggiungere qualcosa dobbiamo passare da questa formula qua. Dobbiamo essere bravi a portare dentro i giovani, che possono diventare l'ago della bilancia, con loro la rotazione sale a 10 e in un campionato così lungo e difficile questo fa la differenza. Non conta arrivar primi a maggio, ma conta arrivare primi a giugno. Una posizione migliore ti dà qualche vantaggio, ma i playoff sono un campionato a sé. Dobbiamo stare uniti e remare tutti dalla stessa parte, e in questo modo riusciremo anche a trascinarci dietro i tifosi.

BASKET CITY AL MARE, 29/7/2016
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE