Tritata a Jesi in modo forse anche eccessivo (anzi no, perché quando si merita il -20 e oltre, è giusto che finisca a -20 e oltre), la Fortitudo torna a casa sapendo che le sconfitte ci possono stare – in una giornata dove svariate dirette concorrenti non è che, almeno come W o L, abbiamo fatto meglio – anche se, come dicevano i classici, il modo ancor m’offende. Chiaro: perdere di 5 o 25 non cambia molto, come classifica, ma qualcosa lo vorrà dire, la maniera in cui le Marche non sono state particolarmente felici per l’attuale Effe. E c’è una cosa, tutto sommato, che inquieta più di quanto non lo faccia il risultato in sé.

Cosa? Che la Fortitudo di Jesi, almeno come atteggiamento, non sia stata diversa da quella di Matera due anni fa, o da quella di Piacenza dell’anno scorso. Tradotto, ci sono dei black out esterni che portano a sfondoni, sia che ci sia in campo una squadra di neopromossi esordienti, sia che ci siano giovani in rampa di lancio, sia che venga costruito un gruppo di esperti ultratrentenni. E, quindi, la paura che, fatti i conti, questa Bologna non sia mentalmente cazzuta per superare quelli che erano stati i suoi limiti nei playoff scorsi, al netto di infortuni e assenze. Qui, un problema c’è, da risolvere, e forte: cosa fare di una regia che sta diventando indifendibile anche per chi non è mai partito prevenuto? McCamey non va avanti nemmeno a spingerlo, dietro la prima linea è superabile senza nemmeno spingere. E, se in casa la cosa è bypassabile con l’urlo della folla e tante cose di questo genere, in trasferta non è sperabile di ripeterlo.

Poi, con il senno di poi, tante cose si potrebbero discutere: 0/6 di Cinciarini, era davvero pronto dopo l’infortunio, o non sarebbe stato meglio tenere in piedi Amici, la cui situazione mentale potrebbe oggi collassare ulteriormente, visto che è stato tenuto fuori per chi, forse, a posto non lo era? O la crisi di alcuni giocatori, Pini in primis, che non ne sono usciti bene dai rimescolamenti di quintetto: se Gandini rende uguale sia come starter che come fuoriuscente dalla panchina, e Pini no, non sarebbe il caso di ripensarci? Varie, ed eventuali.

Just can’t get enough - La pazienza di tifosi che si sono sobbarcati un discreto viaggio, complicato da problemi motoristici, davanti ad una squadra che non ha dimostrato la stessa voglia, in campo. Ma è sul parquet che si vincono le partite, non sugli spalti.

It’s no good - Tutto il resto, Chillo a parte.

(foto Fabio Pozzati - Fortitudo 103)

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