Le parole di Matteo Boniciolli alla vigilia di gara 1 di finale (domani a Montichiari, ore 18, diretta Sky).

“Io credo che stiamo per affrontare una finale alla quale arrivano due squadre che hanno scelto percorsi opposti, a prova che il basket non è uno sport codificabile in regole assolute. Loro sono veterani di grande esperienza e qualità, con un giovane allenatore che viene dall’essere stato un vice. Ed è l’unica che ha scelto questa strada di costruire una squadra per vincere che è arrivata fin qua. Noi abbiamo fatto scelte diverse, mantenendo il gruppo dello scorso anno, con giocatori giovani, arrivi di giovani, e altri che avevano manifestato le loro qualità nelle minors. A loro abbiamo aggiunto qualche esperto e americani che non siamo però riusciti ad avere per tutto l’anno. Ma anche chi ha fatto questa scelta di gioventù si è fermata prima, mentre noi siamo cresciuti durante la stagione, con errori e momenti di difficoltà, ma con la consapevolezza che continuando ad allenarci saremmo arrivati a risultati importanti. Ieri nell’ultimo allenamento di squadra, avessi detto ‘giochiamo contro Milano e non contro Brescia’, non sarebbe cambiato niente. Questa è una condizione invidiabile, al di là dello svantaggio del fattore campo, e fossi uno scommettitore non saprei da che parte puntare. Chiaro che vincere il secondo campionato consecutivo sarebbe il coronamento di un cammino molto importante, e che ha insegnato qualcosa: sono orgoglioso, nella mia carriera, di due cose. Intanto aver introdotto l’assistente senior, come feci ad Avellino con Zorzi, e che poi altri hanno fatto. Poi, la scelta della Fortitudo di aver portato in B2 un allenatore non di categoria è stata seguita: Udine è arrivata alle Final Four con Lardo, Orzinuovi sta pensando a Frates, e allora questo è un piccolo orgoglio, abbiamo aperto una piccola strada che non è solo tecnica ma anche scelte per ottimizzare gli investimenti della società. Quando si capisce che un allenatore di livello non è una spesa ma un investimento, a cascata i risultati possono arrivare. Dal punto di vista tecnico, nel confronto tra noi e loro tranne che con Carraretto, Amoroso, Daniel e Lamma paghiamo. Ma squadra contro squadra non paghiamo nulla, e allora vediamo se prevarrà l’esperienza di una squadra costruita bene per vincere, o se l’energia che possiamo mettere in campo oltre all’aver giocato meno partite di loro nei playoff non farà la differenza. E affrontare una finale contro una squadra come noi che pressa per 40’ non sarà facile. Poi, io ho due certezze. Intanto, finiremo questa finale con la consapevolezza di aver dato il massimo, e per chi fa sport ad alto livello è già qualcosa. E, indipendente da questo risultato, siamo certi che il nucleo di questa squadra (ma anche di Brescia) resterà simile anche il prossimo anno al di là di quella che sarà la categoria. Questo ci dà un piccolo vantaggio rispetto alla prossima stagione.”

La situazione infortunati? “Italiano ha una soglia di sopportazione del dolore molto alta, quindi ci sarà. Amoroso ha avuto una brutta influenza, ma anche lui è un giocatore di tal personalità e qualità, oltre che di coinvolgimento in questa squadra, che darà il massimo. E non dimentichiamo che abbiamo Quaglia: mi dispiace dargli pochi minuti, ma ogni volta che è entrato ha fatto il suo dovere, anche in quintetto. Quindi abbiamo le energie per limitare qualche minutaggio senza pagare più di tanto”

Ci sono differenze tra le vostre squadre. “Ci si accinge ad una finale con similitudini tra Moss e Raucci, e questo è già un grande risultato, per me. Quando siamo nelle condizioni di considerare l’assenza di Flowers come un dato di fatto, vuol dire qualcosa. Pillastrini si è lamentato perché ha dovuto mettere Abbott al posto di chi si è fumato una canna, mentre io per Abbott avrei fatto i salti mortali. Tutto questo conferma che è il campo a stabilire chi andrà in A1. Poi io ho grande stima di Caserta e della sua epopea, ma sono consapevole che sanare un simile deficit non sarà semplicissimo. Quindi non reputerei sbagliato che le due finaliste attuali andassero su entrambe: vorrei sapere chi, in Europa, abbia un campionato dove ne arriva una su 32, penso nemmeno l’NBA dove ce ne sono 30. I legislatori dovrebbero pensarci: non ci sono investitori, nel basket italiano, ma questo imbuto non è un incentivo. Così come acquisire franchigie pagando: se una squadra viene meno, il diritto sportivo dovrebbe aiutare chi ha vinto e non chi ha perso. Se ci dovesse essere un ripescaggio il merito andrebbe a chi ha lottato per la promozione e non per chi è retrocesso. E se poi si parla di franchigie allora il diritto sportivo non esiste più. In Italia si viaggia sempre su due binari: i divorziati fanno la marcia per la famiglia in Vaticano, per dire. “

Il divieto di trasferta? “Mi dispiace molto. Chiaro che più che il divieto intercorso tra le questure il motivo è da cercare nelle incaute parole del presidente di Treviso. Al massimo si deve risalire ai problemi dello scorso anno, ma io non avevo mai sentito uno speaker urlare durante le partite. Quello che mi dispiace è che in questo paese non si riesca più ad organizzare un evento sportivo senza gabbie, corridoi preferenziali, divieti di assistere: è il modo migliore per evitare i problemi, ma questo dovrebbe indurre tutti quanti, a partire dalle società, a chiedersi se le sassaiole o i morti sparsi abbiano prodotto qualcosa. Il risultato è che ormai si impedisce ai tifosi sinceri, di Treviso e di Bologna come quelli di Brescia, a vedere partite e a portare i propri figli a vedere città. Ci si dovrebbe pensare, ma non con i comunicati quanto piuttosto ragionando su dove si sta andando”

Essere vicini al traguardo compensa l’assenza dei tifosi? “I giocatori questa cosa la sentono. Per qualcuno giocare al Paladozza era un peso pensando al passato, ora per tutti è una spinta. Io ho fatto la A2 due volte, una a inizio carriera e ora adesso, e sono sempre arrivato lontano. Essendo io legato a questa società con cui io mi identifico molto e dove mi piace lavorare – una società che mi ha mandato via mi sta chiedendo di tornare, ma io ho negato perché vorrei restare qua – ecco che una doppia promozione con lo stesso gruppo di giocatori sarebbe un bel ricordo. Non capita di passare in poco più di un anno solare di fare i nostri salti. Stiamo lavorando per ottenere un risultato, e questa è una spinta in più.”



(foto Pierfrancesco Accardo Photography)

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