E adesso che derby sia, si potrebbe raccontare, dopo l’ennesima tappa di avvicinamento alla stracittadina che forse troppi hanno considerato come meri intralci all’Evento, e non partite che valgono, comunque, per la classifica. La Fortitudo archivia Chieti non facendo la sua miglior prova difensiva della storia, ballando fino a finire sotto di 3 nel terzo quarto, ma riemergendo di collettivo, di Knox, di Raucci eccetera. Peraltro niente male, fare 25-6 in 8’ dopo aver messo la testa dentro l’acqua: la riscossa c’è stata, parziale, e ora vedremo che sarà venerdì.

Il nuovo striscione racconta di FIPisterici, e vedremo il bancomat societario quanto dovrà strisciare, questa volta. L’inizio partita, comunque, non è malaccio, pur faticando in avvicinamento – a parte gli appoggi su Knox – perché dietro Raucci fa buon lavoro su Golden, e a parte le triple di Davis Chieti combina poco. Per cui, andando a trovare da 3 quello che manca da 2 (4/7 da 3 e 2/10 da 2 al 10’), e notando l’ispirazione balistica di Italiano, ecco il 21-11 di fine primo quarto.

Salutato dalla curva l’ultrà Papero venuto recentemente a mancare, la squadra riemerge dalla pausina con attacco discretamente produttivo ma difesa meno dentata, con qualche ritardo nelle coperture che costringe Boniciolli a brontolar assai. Così Chieti non ci mette tanto ad aspirare il -12 iniziale per rientrare quasi in toto, sfruttando il risveglio di Golden e qualche fantasmino che fa capolino soprattutto quando Bologna cerca di far canestro. Ergo, si fa 36-35 e si deve continuare a bussare a Knox, di fatto immarcabile in area, per tenere la zucca avanti. Se ne prendono però 32 in 10’, per un brodoso 45-43 a fine tempo.

L’attacco continua a buttarla in mezzo a Knox senza avere alternative, la difesa perde di vista Golden e soci, così ci sta che piano piano il vantaggio iniziale diventi un ricordo e Chieti metta, senza nemmeno dar prova di particolare lucidità offensiva, la freccia del sorpasso. 55-58, psicodramma? No, basta il primo vagito di Mancinelli, il ritorno di Raucci, e proprio da lui arriva un gavettone di ossigeno con la tripla del +4. La scimmia cambia proprietario, si spremono altri punti, si fa 13-1 di break e il 30’ arriva sul 68-60.

Chieti non ne ha più, e la Fortitdo può continuare in leggerezza, allargandosi ben oltre i demeriti altrui, e rendendo discretamente semplici gli ultimi minuti di gara. Si rasenta il ventello, si manda in campo qualche infante, si va a letto tranquilli, e visto l’andazzo solo un quarto prima poteva davvero andare peggio.


(Photo Fabio Pozzati)

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