Il DG della Virtus Paolo Ronci è stato ospite di "Virtussini siamo noi" su Radio Basket 108.

Ci sono possibilità di avere pubblico a palazzo nel 2021? La speranza è che ci si possa rivedere a palazzo, con una percentuale di capienza. Però notizie certe non ce ne sono, non ha senso fare ipotesi. La speranza deve esserci, anche perchè a breve partirà la campagna vaccinale, ma non si possono dare date.

Un bilancio dei primi due anni di Virtus. Dopo l’università, fatta a Bologna, mi sono occupato di diritto sportivo e poi ho lavorato come agente con la Interperformances di Luciano Capicchioni, ho rappresentato giocatori e giocatrici. La mia prima esperienza diretta da dirigente è stata a Roma. Sono molto contento di essere alla Virtus e con questa proprietà: Ho un rapporto datato col dottor Zanetti e con Luca Baraldi. Per me è motivo di grande soddisfazione e orgoglio. A Bologna non si può non vivere la pallacanestro, e lavorare qui è un privilegio. Il bilancio è positivo, abbiamo fatto tante cose, e non solo dal punto di vista sportivo. Cito solo l’Arena, fatta a dicembre dell’anno scorso, ci siamo divertiti parecchio, credo sia stata la fusione ideale della nostra visione, combinazione di aspetti societari (patrimonio e strutture) con l’aspetto sportivo, una squadra che gioca e vince.
Il PalaDozza è nel cuore di tutti, fa parte della nostra storia. L’Arena quest’anno è ancora più bella, Luca Baraldi e il dottor Zanetti hanno tenuto conto di tutte le osservazioni dell’anno scorso, i miglioramenti sono evidenti. E dietro abbiamo creato gli spogliatoi con palestra di attivazione che a detta di Eurolega - e anche Teodosic e Belinelli che hanno giocato qualche partita NBA - è veramente di altissimo livello.


Con il pubblico si sarebbe vinta qualche partita in più. Non voglio trovare alibi, quello è e con quello si deve giocare. Però anche a me viene da piangere a non vedere il pubblico. Ma ripeto, non deve mai diventare un alibi. Sei professionista, sei più forte, devi andare in campo e vincere. E’ il nostro piacere e la nostra condanna.

Per la prossima stagione Gora Camara sarà in prima squadra? Una grande squadra è giusto che abbia campioni, ma anche che abbia giocatori provenienti dal settore giovanile. Camara lo stiamo seguendo, sta facendo bene. Abbiamo studiato un percorso di crescita coi dirigenti di Casale, con un contratto che ci tutelasse nel caso in cui il giocatore non fosse utilizzato nella maniera prospettata. Dall’anno prossimo sarà italiano a tutti gli effetti, e quindi lo teniamo in grande considerazione. E’ giusto che in un roster anche importante ci siano giocatori così, che possano trasmettere agli altri il senso di appartenenza e la conoscenza della città e della storia del club.

Il rinnovo del contratto di Pajola? Work in progress, è un nostro desiderio, e anche suo. Coi giusti tempi ci arriveremo.

Il programma in vista di Milano. Stasera giochiamo, domani giorno libero salvo qualcosa a livello individuale di routine. Due allenamenti giovedì, uno il 25 pomeriggio, uno il 26, tiro il 27 mattina e poi si gioca. Josh Adams intanto si sposerà, ci teneva a farlo in Italia e gli abbiamo dato una mano organizzativa. Domenica vogliamo fare bella figura, mettere tutto quel che abbiamo sul campo.

Il momento di Adams. C’è un passaggio da fare passando da squadre dove hai sempre la palla in mano e puoi sbagliare a una squadra dove ci sono 12 potenziali titolari e il minutaggio scende, e devi fare tanto con poco, e capire che 3/5 e meglio di 7/15.
In estate abbiamo detto che volevamo avere tanti giocatori italiani di valore, e ora pensiamo di avere centrato l’obiettivo. Potremmo schierare un quintetto di italiani di alto livello, e questa è una gran buona base, che può darti anche senso di appartenenza. Poi abbiamo Teodosic e Markovic, che hanno la leadership tecnica della squadra. Un giocatore abituato a giocare tanti palloni - come Gaines l’anno scorso - può fare fatica. Ma nei grandi club è così, quasi tutto il roster gioca tra 18 e 23-24 minuti, il famoso “menus es mas”, fare di più con meno, rinunciare a qualcosa sul personale per metterlo a servizio del collettivo. Le vittorie - a fine stagione - arrivano così. Ed è un percorso che si fa, consapevoli che ci chiamiamo Virtus Bologna e abbiamo scritto Segafredo sulla maglia. La responsabilità va presa, senza alibi, consapevoli che il percorso va fatto e vogliamo farlo velocemente, ma sempre di percorso di tratta.


La gestione dei cartellini dei giovani. Quest’anno purtroppo le giovanili non sono partite. Però con Alessandro Abbio - dopo l’importantissima gestione di Giordano Consolini - abbiamo voluto mettere una bandiera, che oltre all’aspetto tecnico mette il senso di appartenenza. Ci teniamo molto e vogliamo fare bella figura. La questione cartellini al momento è allo studio della politica dello sport, vedremo le prossime decisione. La volontà è quella di fare le cose fatte bene, Abbio ha grandissima voglia e carica. Appena si potrà ripartiremo, con anche grande attenzione per la parte sociale, e anche per l’aspetto femminile, ci piacerebbe far partire un settore giovanile anche con le ragazzine. Il dottor Zanetti ci tiene tantissimo.

Il momento della femminile. Le ragazze sono 11/12, noi siamo nati l’anno scorso raccogliendo l’eredità di Civolani. L’innesto che ha chiesto il dottor Zanetti? Ci stiamo guardando con Federica Nannucci e il coach. 11/12 non si fa per caso, va dato grande merito alle ragazze, la base storica bolognese, le tre straniere affiatatissime, l’esperienza di Battisodo e Barberis, che potrebbe meritare la Nazionale.

La cena offerta da Djordjevic. La gag è questa: se Gamble e Hunter avessero fatto il 100% dalla lunetta Djordjevic avrebbe offerto la cena. Domenica l’hanno fatto, e il coach dovrà pagare e sarà ben contento di farlo.

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