nba camp
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A 20 anni dallo scudetto Fortitudo a Milano, Gianlica Basile è stato sentito dal Carlino Bologna. Un estratto dell'intervista.

"Ricordo lo stress. Dovevamo vincere a tutti i costi. Era un peso che sentivamo sulle spalle. Dopo che la Benetton aveva perso in semifinale, avevamo ottenuto il vantaggio del fattore campo. Mi viene in mente Repesa, allenamento al Cierrebi. Mi chiama e mi guarda. E io: 'coach, che cosa c'è'? Mi fissa, poi dice: 'Se non vinciamo quest'anno, ci dobbiamo ritirare'. Prima aveva cacciato il Poz. Mi dispiaceva per l'amico e per il compagno. Quante volte ci aveva salvato il c… in quelle stagioni. Era il play di rottura. Entrava e cambiava la storia delle partite. Uno come lui valeva doppio nei playoff. Ma Repesa fu irremovibile dicendo 'o lui o io'.

Un tiro ignorante? Forse se lo aspettavano tutti. Però prendo il rimbalzo ed è già tanta roba. Non capisco più nulla. So che siamo sotto, che il tempo che resta è poco. Vedo tutto buio. E infatti sbaglio: avevo linee di passaggio aperte, credo, per Lorbek e Smodis. Ho mille opzioni, ma non vedo un tubo. Mi incarto su un lato. Mi alzo, non dico che vedo la luce, perché sarebbe una balla. Ma intuisco che posso passare il pallone a Ruben Istanti tremendi prima che la tripla fosse convalidata. Il cuore che batte a mille. Non rivedo tutta la mia vita, ma la stagione sì.

Tutte le vittorie sono belle, perché sono il frutto della sofferenza, dello stress, del lavoro fatto. Però quella volta fu speciale. Se lo rivedo, e su youtube ogni tanto passo, riascolto la voce di Fabrizio Pungetti. E una lacrima ci scappa. Come scappa a tutti gli appassionati.

Dopo me ne andai, ma non sono scappato. A Bologna avrei guadagnato lo stesso, forse di più. Volevo la Coppa dei Campioni. In Fortitudo, più di così, non potevamo fare. Così Savic mi convinse. Anche se per uno come me, pensare all'estero, era fantascienza. Nunzia, poi, mia moglie, era incinta"

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