Diventa quasi complicato, per giornalai e commentatori, raccontare l’ennesimo prepartita di una stagione in cui la Fortitudo sta suonando da ottobre lo stesso solito spartito, senza stonare praticamente mai, e senza dare agli osservatori motivo di trovare spunti che non siano il solito glorificare le vittorie, il rendimento, le statistiche, e tutto quello che alla fine è motivo del 15-1 attuale. E’ ovvio che al tifoso questo blocco del giornalaio interessa meno di zero, se non lo porta addirittura alla gioia (o all’accusa di gufare se si cerca di cambiare discorso), ma sperando che la faccenda non cambi, ben venga suddetto blocco, e quindi il prepartita odierno sia soltanto il ricordare alla gente contro chi si gioca. E alla squadra, al massimo, di tenere alta l’attenzione. Altro non serve, si spera.

Imola, quindi. L’estremo est della provincia bolognese mantiene il suo equilibrio, alla ricerca di una salvezza senza dover eccedere in batticuori, e magari provando, tra uno scalpo e l’altro, a raggiungere quel nono posto che, quest’anno, significherebbe playoff. Per ora l’Andrea Costa è all’ottavo posto, record di 7-9, ben sapendo però che da lì in giù la classifica è talmente corta che basta un attimo per passare dai sogni di gloria ai rischi di capitombolo. Coach Di Paolantonio magari ha qualche rimpianto per il derby con Cento perso in casa, ma per ora sta viaggiando sul più classico dei senza infamia e senza lode che, a Imola, è roba gradita e non sempre scontata. I biancorossi vivono dei propri americani, Raymond (lungo non del tutto dinamico ma funzionale con 19+6) e Bowers (neo37enne guardia da 13 di media), oltre che dell’esperienza di Fultz – 10 punti e 5 assist – e del lungo Rossi. Peccato per il crac di Patricio Prato ad accorciare la rotazione, ma finora la spia dell’emergenza non si è mai accesa.

( Foto Fabio Pozzati / ebasket.it )

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