Ci sarebbe di che aprire i dibattiti, sul come valutare una stagione dove se a settembre si fosse detto semifinale playoff chiunque ci avrebbe messo la firma, e invece il traguardo è stato accolto con lo scetticismo e il raffreddamento della gente che ben poco hanno avuto da festeggiare: per intenderci, è lo stesso risultato del 2017 e 2018, quando si era partiti con ben altre ambizioni. Ma a volte non conta solo dove si arriva ma il come e, ad esempio, se si fosse fatto un percorso tipo Cento e ko finale con Cremona, ecco, sarebbe stato tutto diverso anche se con lo stesso finale. Ed è tutto il pregresso che ha fatto nascere questo forte desiderio di cambiare pagina e, quindi, anche di cambiare aria.

Una realtà con seri problemi comunicativi, se ogni volta che parla Muratori arriva una qualche stilettata al pubblico e quando invece parla Di Pisa arrivano gaffe (la maglia sbagliata, il nome del coach sbagliato, il rompete le righe implicito) e con una squadra che durante l'anno ha perso partite in modo tale da fare pensare non tanto cosa mancasse, quanto ad eventuali scioperi o, in modo più soft, non esattamente la voglia di buttarsi nel fuoco per un allenatore inviso dai centri di potere. E un mercato fatto con l'inevitabile dubbio di conflitti di interessi viste certe posizioni, ma anche con pochi giocatori in crescita e tanti già fatti e finiti con pochi margini di miglioramento. E, dando a Cesare quel che di Cesare è, l'unico con queste caratteristiche - e quindi promosso dal pubblico - è stato Simone Barbante, che proprio dell'agente-consulente Sbezzi è. Gli altri, però, poca roba e tanti dubbi.

Resta poi la questione del cosa aspettarsi, da questa Fortitudo. Che ai tempi dell'ascensore non aveva risultati poi tanto diversi ma non faceva storcere il naso in questa maniera: vero che forse l'era Seragnoli, benchè terminata ormai un ventennio fa, ha fatto capire che potrebbe esistere un possibile altrimenti che con Gambini non era nemmeno ipotizzato. E allora ecco i discorsi del tipo non è possibile perdere, per chi ha la nostra storia, in piazze come... e via di Mantova, Chieti eccetera. Prima, tanto prima, non capitava. Ma è anche vero che lì c'era una società chiara, con obiettivi e limiti chiari, e con un gruppo di giocatori giovani con cui empatizzare. Qui, è esattamente il contrario.

E allora? Allora si aspetta di capire a quale cordata dare corda, con Tedeschi-Bresciani che paiono avvantaggiati su quella di Gentilini anche solo per minori attriti pregressi, e tempistiche che potrebbero non essere lunghe ma che nemmeno saranno dall'oggi al domani. Quello che la gente vorrebbe è evitare un ulteriore conflitto tra cordatari, non capendo perchè dividere, e non unire, le forze. Per ora il problema che ha portato alla scissione è una mancanza di accordo su determinate situazioni e soci da portare a bordo, ed è chiaro che con questa ulteriore diatriba anche la forza dei singoli rischia di essere ridotta. E la speranza finale è che il capo cordata non abbia i problemi del più grande capo cordata mai visto, ovvero il geometra Calboni: qui serve gente che ne abbia davvero voglia, e nessun effetto collaterale.

https://youtu.be/gTzMWDQiCvU

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