Villalta, "Belinelli è stato il miglior giocatore italiano di sempre, per risultati ottenuti"
Renato Villalta è stato ospite di Sport Club su E-Tv.
Tu una Villaltanight l'hai avuta? “Non mi ricordo, ma mi sembra di no”
Tu sei stato un simbolo, mentre Belinelli un giocatore prestigioso. Perchè non sei stato festeggiato? “Non ne ho idea, ma ora i tempi sono cambiati. Si festeggia chi dà l'addio al basket, e Belinelli è stato il giocatore più rappresentativo sia in Italia che in NBA. Non dico che mi metto in ginocchio davanti a lui, ma è stato un grande”
E' Gallinari il giocatore italiano migliore di sempre? “No, Belinelli tutta la vita. Si deve calcolare anche quanto si è vinto in carriera, e tra i due c'è una differenza abissale. 15-20 anni fa, mi avessero chiesto quale sarebbe stato il giocatore italiano con maggiore prospettiva NBA, avrei messo Belinelli all'ultimo posto. Dopo quello che ha fatto, mi sono ricreduto, e comunque se avessi dovuto scegliere non avrei fatto il tignoso, avrei preso uno dei due a prescindere”
Potrebbe essere stato Meneghin? “Ricordiamoci che è uno sport di squadra, cosa vuol dire essere il miglior giocatore? Meneghin è stato il miglior pivot, e Belinelli è stato quello che ha avuto i migliori risultati”
Ci possono essere distinzioni tra chi cambia il gioco e chi vince titoli? “Non sono paragoni fattibili, è come chiedere se uno preferisce una Ferrari o una Mercedes, o una Lamborghini. Io ero innamorato di Lebron ma mi faceva impazzire anche Kobe, avrei preso uno qualsiasi a scatola chiusa”
Tu hai avuto contatti con l'NBA? “Mi venne chiesto di fare un provino, ma la mia NBA è sempre stata la Virtus e Porelli. Io stavo bene qua, giocare in quella Virtus era il mio massimo obiettivo, come stare in una città come Bologna”
Al tuo massimo livello, saresti riuscito a giocare qualche minuto in NBA? “Andrebbe chiesto a chi mi aveva visionato… Giocammo spesso contro squadre di College, non feci tanto male e forse per questo attirai attenzioni. Poi da qui a capire se avrei giocato 48' o solo panchina non saprei dire”
Alle Olimpiadi 1984 affrontaste la selezione americana dove c'era anche Jordan. C'era già tutta questa differenza con l'Europa? “Con i fenomeni la differenza era abissale, ma in quelle partite vincevamo spesso noi perchè eravamo più allenati e smaliziati. Certo, con i campionissimi era un'altra cosa: vedevo gli allenamenti di Michael Jordan e lui stava sempre in aria, non veniva mai giù”
Jordan o Lebron? “Come durata della carriera direi Lebron. Ma questi duelli sono ovunque nello sport, pensiamo a Sinner o Alcaraz. Io rimango un povero giocatore che, a fare una scelta, avrei dato la palla ad entrambi senza pensarci”
Un ricordo di Richardson? “Ha avuto una vita molto travagliata, mi dispiace sia morto così giovane. Un giocatore immenso, Porelli mi disse che lo avrei dovuto gestire io in quanto capitano, e furono ricordi bellissimi. Sembrava scapestrato, ma quando era ora di allenarsi lo faceva in modo maniacale. Giocatore geniale anche quando sbagliava, valeva il biglietto”
Uno di Van Breda Kollf? “Uomo squadra, pignolo e perfezionista. Magari non vedevi la sua giocata, ma era una costante, una continuità, determinante per molte vittorie nostre”
Con chi ti sei trovato meglio? “Scelgo Cosic, poi Richardson. Ma anche Van Breda… Richardson era geniale, non lo potevi non amare”
Riva oggi sarebbe tra le prime scelte, all'epoca l'NBA non lo guardava. “Lo sport è cambiato, servono anche specialisti. Ci sono troppe superstar che vogliono la palla in mano e giocare solo loro, e per questo io, se non sono playoff, preferisco sempre l'Eurolega. Nel mio basket se non giochi bene vai in panchina”
Dal 2019 gli MVP dell'NBA sono tutti europei. Oggi un'All Star Game tra statunitensi ed europei sarebbe giocabile? “Assolutamente. Io poi mi chiedo perchè si debba giocare con regole diverse, lo sport è lo stesso, il mondo è globalizzato, perchè ci devono essere durate diverse? Possiamo imparare qualcosa dagli americani e viceversa”
Come sta andando la Virtus in Eurolega? “Con le armi che hanno stanno facendo cose fantastiche. Vildoza è stato preso per fare queste partite qua, ha queste doti. La bravura dell'allenatore è aver fatto una supersquadra con queste risorse, e ottenere il 100% da questi giocatori. I risultati lo stanno dimostrando: squadra giovane che soprattutto in casa si esalta, che può avere problemi in trasferta ma che ha bisogno di tempo"
Ti è sembrato logico giocare Virtus-Maccabi al Paladozza? “Non entro in ambiti politici: in democrazia nel rispetto delle regole ognuno può manifestare. Forse si doveva fare meno pubblicità alla cosa, gli animi sono stati riscaldati in modo esagerata. Nel limite del possibile non si deve mai cedere ai pochi: la protesta ci deve essere ma pacifica. Poi mi chiedo perchè si manifesta per la Palestina e non per gli eccidi in Africa o altrove, del Darfur non parla nessuno”
Come era giocare contro il Maccabi? “Bello, ma ricordo che lo sport non dovrebbe essere divisivo, è uno strumento di pace che va sfruttato. Non ha senso non far giocare gli israeliani ma far giocare altri”
Eri a Mosca nel 1980. “Mi fecero firmare che non potevamo sfilare con la bandiera italiana. Gran cazzata: avevamo lo scudetto italiano sulle maglie, sulle tute, e non potevamo sfilare? Lo sport deve essere unione, non divisione, a volte si deve pensare anche al perdono. Non dobbiamo essere disfattisti ma trovare soluzioni pacifiche"