Il presidente della Virtus Alberto Bucci è stato intervistato da Resto del Carlino e Repubblica.

Ecco una sintesi delle sue parole:

Appena nominato ho detto semplicemente ai ragazzi che giocavano con una maglia particolare. Questa squadra ha le carte in regola per salvarsi, facciano le cose con tranquillità e sapranno venirne fuori. Do loro un consiglio, però: si riguardino anche cento volte la partita con Sassari, ma solo per convincersi che rimontare e vincere si può, loro possono farlo. Poi si dimentichino il risultato: c'è già un'altra partita domenica. Certo questo colpo aiuterà a trovare serenità.
Il risultato di domenica serve ai giocatori per prendere coscienza di quello che possono fare. A volte c'è differenza tra il saper fare e quello che effettivamente si può fare: per fare dobbiamo come prima cosa non aver paura di provare.

Rendendo pubblica la situazione di Ray, ha voluto togliere un alibi alla squadra? Soprattutto ho voluto cancellare un'attesa. Qui tutti si aspettavano il ritorno di Ray e pensavano a quanto sarebbe stata migliore la squadra con lui. Allan non sarà con noi per il resto della stagione, ma c'è Collins, un giocatore che ha un feeling importante con l'allenatore e che ha messo subito ordine nel nostro gioco.

Che cosa le è più piaciuto del successo di Sassari? L'atteggiamento e devo dire che con Collins in campo abbiamo avuto tiri facili, mentre quando era in panchina le nostre soluzioni erano molto più complicate. Abbiamo preso coscienza che possiamo realizzare anche 18/20 punti per quarto e vincere contro la Dinamo giocando una partita che nessuno si sarebbe mai aspettato. Collins? L'impatto avuto sulla squadra è la cosa migliore. Nella pallacanestro c'è l'allenatore, poi in campo conta tantissimo avere uno che dà equilibrio, guida i compagni. Quello che ti dice dove andare, che ti infonde fiducia. Collins in questa squadra è l'ideale, abbiamo trovato il leader.

Ha parlato alla squadra prima della gara? Sì. Non ho fatto grandi discorsi, perché non servono. Ho solo spiegato una regola generale: non serve uscire dal campo pensando che se avessimo fatto di più non saremmo usciti sconfìtti. Se diamo il massimo e gli avversari vincono significa che sono stati più bravi di noi e allora davanti a loro bisogna levarsi il cappello. E' il rammarico di non aver dato il massimo che non porta a nulla.

Quando ha accettato la presidenza, che cosa pensava di portare alla Virtus? Nulla di particolare se non quello che ho dentro, vale a dire tanto entusiasmo. Bisogna mettere passione in quello che si fa per evitare che l'emotività degli avversari ti sovrasti. Così con entusiasmo ho intenzione di parlare ai tifosi e all'imprenditoria bolognese per aiutare la Virtus ad avere un futuro più sereno.

Nei suoi primi dieci giorni da presidente come ha visto la vita della squadra? Vado spesso in palestra all'Arcoveggio, parlo con Giorgio Valli, se richiesto do un consiglio, chiacchiero coi ragazzi. Faccio vedere che la società è presente. E' il mio ruolo, cerco di restituire tutto il buono e il bello che ho ricevuto dalla Virtus.

Che cosa ha fatto ammalare la pallacanestro italiana? La mancanza di idee. La vita va avanti e la sua qualità migliora, il basket si è fermato. Non ci sono nuovi dirigenti, si vende un prodotto vecchio quando c'è sete di novità. Non è un discorso tecnico perché se io prendo Bargnani, Melli, Hackett, Alessandro Gentile e cinque americani, vado in finale di Eurolega.

Domenica sarà all'Unipol Arena con Varese? Sì, sulla mia seggiolina a soffrire. Dico subito che abbiamo bisogno dei nostri tifosi perché il loro sostegno sarà fondamentale. Vorrei fosse chiaro a tutti che è una gara importante, ma non decisiva, e se vinciamo il discorso salvezza non è chiuso. Non possiamo permetterci calcoli, ma dobbiamo provare a ottenere quattro successi nelle quattro gare casalinghe che ci aspettano da qui alla fine della stagione. Anche in trasferta cercheremo di mettere a segno qualche risultato, per provare a salvarci contando solo sulle nostre forze.

Lei come vede il futuro? Intanto pensiamo a salvarci. Poi, lo ripeto, io sono venuto con spirito di servizio. Non prendo lo stipendio e quindi non importa a nessuno quanto resterò. Vorrei fare da tramite tra i progetti della società e la voglia di tutti per far rinascere la Virtus di un tempo. Se ci riesco ne sarò felice.

FORTITUDO, OGGI LA DISCUSSIONE DEL RICORSO
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE