Vincenzo Esposito - coach della sorprendente capolista Pistoia - è stato intervistato dal Resto del Carlino.

Ecco le sue parole: Primi in classifica? Con il girone di andata che deve ancora concludersi, credo sia più corretto parlare di punti: noi ne abbiamo 16 su 11 partite disputate. Questo significa che stiamo esprimendo il nostro valore e che abbiamo saputo limitare gli alti e bassi. I conti si fanno alla fine, non quando si è poco meno che a metà dell’opera.

Il mio giudizio sul campionato? E’ una stagione molto strana, dove quello che manca è la pazienza. Rispetto al solito sono già stati cambiati tanti giocatori e tanti allenatori. Non ci siamo fatti mancare niente, ma ho l’impressione che questa pallacanestro fatta di persone che vanno e vengono non piaccia a molti.

Domenica alla Unipol Arena la favorita è Pistoia? Assolutamente no. Uno degli altri aspetti per cui il basket sta perdendo fascino è che si dà tutto per scontato e tutto sembra ingessato. Se fosse così sarebbe inutile continuare a giocare: Trento avrebbe già vinto lo scudetto e Torino sarebbe già retrocessa. In campo ci vanno i giocatori e noi di fronte avremo una squadra che vuole vincere per uscire da un momento di difficoltà. Questo è sufficiente per pensare che dovremo stare molto attenti e che la classifica non vale nulla.

Il mio giudizio sulla Virtus? Sulla carta è una buona squadra, ha avuto qualche problema ma sono convinto che ne verrà fuori e riscatterà questo inizio non facile nelle tante partite che rimangono. Noi ad esempio sulla carta abbiamo un roster discreto, ma abbiamo incontrato meno difficoltà.

Ritroverò Michele Vitali? E’ un ragazzo di grande talento e dal potenziale molto alto. Deve avere più fiducia in se stesso, a volte dovrebbe osare un po’ di più. L’anno scorso a Caserta glielo dicevo spesso: ci sono cose che non arrivano, bisogna prenderle.

Emozionato per il ritorno a Bologna? No. Non posso dire che questa partita mi è indifferente, ma delle volte che sono tornato a Basket City come avversario, questa è la meno significativa. Io ho giocato in Fortitudo, mi porto appresso quel marchio e mi sento ancora di avere quello spirito. La mia squadra gioca contro la Virtus, club che merita rispetto per la sua storia e per quello che sta facendo, ma non sento più quella rivalità che avrei respirato quando giocavo a Bologna.

Cosa rimpiango di quei tempi? La purezza. Allora la dimensione economica era importante, ma la pallacanestro era ancora al centro di se stessa. C’era più spontaneità, più sincerità, e una stretta di mano aveva un valore. Oggi è tutto diverso. L’interesse economico sta sopra a tutto e condiziona tutto, e il basket è diventato una sorta di compromesso.

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