Il ritorno di Gianmarco Pozzecco su una panchina non sta decisamente passando inosservato nel mondo del basket italiano. In questi giorni la Fortitudo è al centro dell'attenzione mediatica e tantissimi addetti ai lavori stanno dando il loro parere sul Poz alla Fortitudo.

Uno di essi è Charlie Recalcati, che è stato sentito da Enrico Schiavina sul Corriere di Bologna.
Un estratto delle sue parole.

So solo che ci sarà da divertirsi, quindi voglio vederlo di persona. È uno spettacolo a cui non posso mancare: sabato prendo la macchina e vengo a Bologna.
Per ora gli ho mandato un messaggio, lo chiamerò più avanti, in questi giorni avrà troppe cose per la testa. Non fate l'errore di pensare che sia sempre il solito monello, tutto istinto e improvvisazione. E una persona intelligente, anche se vive di emozioni.
Pozzecco viene dall'esperienza come vice di Mrsic, a Zagabria. Cestisticamente uno scienziato, caratterialmente l'opposto di Gianmarco. Me ne ha parlato: è stata un'esperienza importante, molto formativa. Ha viaggiato, ha studiato basket, è molto maturato. E comunque anche da capoallenatore aveva fatto qualche buona esperienza.
La Fortitudo? E' un posto speciale per tutti, figurarsi per lui. Se ha accettato l'incarico è perché ama quella maglia, quella città, quei tifosi. Il Poz non fa niente se non è totalmente coinvolto, se non vive le cose visceralmente.
L'errore più grave che può fare? Sentirsi in missione. Voler dare troppe risposte, e tutte in una volta. Come a Varese: ci teneva troppo e si è bruciato. Ma stavolta non credo succederà.


Marco Calamai, che lanciò Pozzecco in serie A Livorno nel 1993-94, è invece stato sentito da Andrea Bonomo su Stadio.
Anche qui un estratto delle sue dichiarazioni, rilasciate a margine della conferenza stampa di presentazione di Pozzecco.

Quella squadra assomigliava un po' all'attuale Effe. Arrivai a febbraio, al posto di Lombardi. Pozzecco era il terzo playmaker. In quella squadra c'era Attruia e Richardson giocava in quel modo. Ma un giocatore come lui meritava spazio. Sono stato il primo a concedergli minuti importanti. Era un giocatore folle. Nel senso positivo del termine. Un giocatore spregiudicato e molto convinto delle sue qualità. Aveva un talento smisurato, che andava al contempo gestito e corretto in certe forme. Ma questo andava fatto senza togliergli quelle straordinarie qualità. Mi ha ripagato con una serie di prestazioni straordinarie. Una di queste nei play-out. Ha fatto 36 punti contro Rossini. Uno dei play più forti in difesa. Ho un affetto ed una stima nei suoi confronti smisurati. Lo ritengo l'italiano con più talento che abbia mai allenato.
Ho parlato con Boniciolli prima di venire qui. Non sarei mai venuto alla conferenza del nuovo allenatore senza prima parlare con lui. Ha fatto grandi cose ed un grande gesto nel lasciare il posto. Pozzecco può essere l'allenatore giusto in un momento non semplice. Deve mantenere alcune caratteristiche di quando giocava. Ma gestendo un po' meglio alcune situazioni. A Varese mi ricordo la camicia strappata, ma anche il momento in cui si è fatto da parte. Ha fatto un gesto importante, alla Boniciolli. Ricordo le interviste in cui disse di dover ancora imparare tanto. E che Caja fosse più pronto di lui. Queste cose non le dice nessuno. Deve riuscire ad essere un po' meno giocatore, in alcune sfuriate. Deve viverle più da allenatore. Ma anche qui è sulla strada giusta. Da giocatore leggeva benissimo le partite e lo fa anche in panchina.


(Foto di Fabio Pozzati / Fortitudo Pallacanestro Bologna)

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