Andrea Trinchieri è stato intervistato da Walter Fuochi su Repubblica.

Un estratto delle sue parole.

Trinchieri manca dall'Italia dal 2013, un mestiere senza frontiere? Senza frontiere, d'accordo, anche se al paese dove sono nato e di cui conservo la struttura mentale guardo sempre con affetto: un paese straordinario, che cogli soprattutto stando lontano. In prospettiva basket, due squadre in Eurolega sono un fattore positivo e confermano che questo è un posto di pallacanestro, ben più d'altri dove sono stato, ed è una tradizione che terrà in piedi la baracca. L'altro fattore è una scuola allenatori di altissimo livello. Quella serba ha miglior nomea, hanno viaggiato prima e di più, ma anche da noi ora si sta facendo».

Che Virtus ha visto? La squadra più efficace d'Europa, in più capace di salire in alto prima delle altre. Ha una chiarissima impalcatura, un motore che è la difesa, difficile da attaccare, un sistema che trita, guardie come nessun'altra per quel compito: il trio Hackett-Pajola-Cordinier non ha eguali. Ammiro Daniel, ha preso subito la squadra per le corna, e domando il toro ci ha messo anche una fettina di Teodosic. Stessi capolavori, solo meno frequenti, più lavoro sporco. Una Virtus ostica e agnostica, col solo dubbio di quanto reggeranno i veterani. Azzardo: è partita forte, avrà un fisiologico calo, farà bene sullo schuss finale».

E quale Olimpia? Una squadra che cerca equilibrio e quando pare trovarlo le succede sempre qualcosa. Lascerei però stare Pistoia, Belgrado aveva drenato i serbatoi, e sono cose che con la coppa si vedono. Dovranno decidere quanto investire su Maodo Lo, se come primattore o cavalier servente, e risolvere se stare così o fare altri cambi».

Come definirebbe la stanchezza di coppa? Quella cosa esiste, è sapere alla palla a due, di tante partite che ho vissuto, che avrai meno di chi hai di fronte. Proverai a partire forte, ma in un amen potrai trovarti 35-12. Sommerso da un'energia superiore. Niente tattiche speciali, semplicemente correranno e salteranno più di te. Un gap mentale, più che fisico. Motivazioni, tensione, concentrazione, roba dura da rigenerare. Un mio vecchio preparatore a Belgrado mi disse che a perdere più peso in un weekend di gare erano gli scacchisti. Decide il cervello, insomma. Milano con Pistoia non c'era emotivamente, ma la vedo avviata fuori dalla tempesta. Idem la Virtus a Brindisi, sempre dietro, neppure rimontata».

Con Bologna e con Milano rimarrà ancora un matrimonio che non s'ha da fare? «Non lo so, per ora non si è fatto, e del futuro non ho la più pallida idea. Parlarne oggi è fuorviante e poco elegante. Virtus e Olimpia hanno due grandissimi allenatori».

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