Achille Polonara è stato sentito da Flavio Vanetti per il Corriere della Sera. Un estratto dell'intervista.

 

Ripenso a due mesi tosti: non sapevo a che cosa sarei andato incontro, in 32 anni non ero mai finito sotto i ferri. L'operazione mi metteva ansia, ma tutto è andato per il meglio: ho ripreso un paio di settimane prima del previsto, il 3 dicembre ero di nuovo in campo.

La malattia

Ero stato sorteggiato dopo la finale della Supercoppa a Brescia. Il 6 ottobre la Procura antidoping ha notificato un'anomalia nel valore dell'HCG. C'era da verificare se dipendeva dal mio corpo o da qualcosa di estraneo; in soldoni, se avevo qualcosa dentro di me o se avevo assunto sostanze illecite. Lì per lì ero tranquillo: non avevo preso nulla di strano. Però non sapevo nemmeno che cosa augurarmi: un problema di salute è perfino peggio del doping. Ho convissuto con una strana situazione: sereno da un lato e preoccupato dall'altro.

La ripresa

Il coach è stato sempre vicino, anche quando non mi allenavo. Abbiamo parlato parecchio, con me è stato paziente. La ripresa? Il desiderio è stato proprio di essere considerato alla stregua di uno che non ha avuto nulla. Al rientro sapevo che l'esplosività era calata e che il recupero doveva essere graduale: mi scocciava. Volevo spaccare il mondo, ma non era possibile. Ho faticato, poi il minutaggio è cresciuto e così pure la considerazione di tutti. Spero che entro un mese si possa rivedere il miglior Polonara. Sono venuto alla Virtus per crescere ancora: sono felice di farne parte, voglio riprendere il percorso rimasto in sospeso.

In questa avventura ho capito che ogni momento è prezioso e che si deve apprezzare qualsiasi cosa: perfino una corsetta era una vittoria rispetto ai momenti a casa, con la nausea per la chemio

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