Gherardo Sabatini è stato sentito da Valentina de Salvo per Repubblica. Un estratto dell'intervista.

Tiri ignoranti? Quando si nomina Basile bisogna inchinarsi. Però è vero che ci sono quei momenti dove non conta costruire un tiro giusto ma sentirsi di fare qualcosa anche di imprevisto. Li' c'è un po' di ignoranza, perché senti che vuoi rischiare. Conta anche la fiducia dell'allenatore, so che posso sbagliare, altrove se sbagli forzando si rompono dei meccanismi e allora magari non lo fai.
Sicuramente giocare al PalaDozza è bellissimo, poi sono stato nella Effe, ho ancora tanti amici fortitudini, ma lì la mia esperienza è finita perché un allenatore ha scelto un altro al posto mio. Intendiamoci non c'è niente di personale, ma "giocargli in faccia" facendo bene, forse gli ha fatto capire un po' di più il mio valore. Ripeto: non ho problemi con lui, però quando giochi contro uno che non crede in te è una rivincita.
Mi sono laureato due anni fa, con una tesi sull'impatto del Covid nei bilanci delle società di calcio. Poi non sono uno studente modello perché faccio fatica a star seduto. Ora gioco e lavoro anche con mio padre, mi piace seguire gli eventi, sto spesso in macchina, tra Bologna e Piacenza. Giocare a basket non si potrà fare per sempre. Secondo lui sono Stephen Curry...ma per i padri i figli sono sempre i migliori, è normale e bello così"


(Foto Mauro Donati)


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