(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)
(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

Teo Alibegovic è stato sentito da Damiano Montanari per Stadio. Un estratto dell'intervista.

«Prima di tutto, voglio riservare un pensiero a coach Devis Cagnardi per l'impegno e la professionalità profuse in questi mesi. Quella di riprendere Caja è stata la scelta più giusta e logica, la migliore possibile in questo momento per più ragioni. Attilio conosce già la piazza, buona parte del roster e tutte le dinamiche interne alla società. Caja e io ci conosciamo dal 1993, quando lui era allenatore di Pavia e io un giocatore della Fortitudo. Entrambi conosciamo bene il mondo del basket. Personalmente, gli ho detto che sono stato contento del suo ritorno e gli ho augurato buon lavoro per continuare l'ottimo operato iniziato la scorsa stagione.

Mi aspetto progressi e di vedere la mano di Caja come è accaduto l'anno scorso. Come ha detto anche il presidente, nessuno ha la bacchetta magica. La squadra si sta riprendendo, è un po' ferita. Con gli allenamenti e qualche vittoria recupereremo la fiducia e l'entusiasmo; alcune sconfitte di troppo hanno un po' demoralizzato la squadra. Anche con il recupero degli infortunati, come Aradori che ricomincerà all'inizio della prossima settimana ed il rientro un po' più lungo di Cusin, progredirà ogni giorno un passo alla volta. Il mio rapporto? È acqua passata. Guardiamo avanti e pensiamo al futuro della Fortitudo.

La conferma di Tedeschi? Sul piano personale, vorrei dire una cosa che tante persone non sanno. Nel 1992, dopo la vittoria a Reggio Emilia, la prima persona che ho abbracciato è stata Stefano, che era lì con un ragazzino di 14 anni, suo figlio Andrea. Per tutta la stagione 1992/93, la stagione della promozione in Serie A, Stefano e Andrea hanno seguito tutte le partite dell'Aquila e sono state le persone che ho sempre salutato e con cui ho scambiato qualche parola a fine partita. Il legame tra noi va al di là del rapporto professionale che c'è adesso. Sul piano aziendale, Stefano è l'elemento equilibratore di tutti i nostri processi interni e nelle dinamiche tra l'esterno e l'interno del club. Oggi la persona più idonea a ricoprire la carica di presidente è indubbiamente lui. Il suo mancato ritorno da numero uno della Effe sarebbe stato la perdita più grande possibile per la Fortitudo, dal momento che Tedeschi è la persona che sa mettere tutti a proprio agio e dettare la giusta linea comune. Stefano è il leader indiscusso della nostra società, come è emerso dalla votazione unanime dei soci per il suo ritorno in sella"

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