Nel quarantennale dello scudetto numero 9 ottenuto battendo Cantù, Luca Muleo di Stadio ha sentito Renato Villalta. Un estratto dell'intervista.

"Il tempo è passato in fretta, mi ricordo una partita immensa del Duca Nero, di là c'erano Antonello Riva e Marzorati. McMillian andava più veloce correndo sulle cosce che noi correndo normale. Aveva i muscoli delle gambe fuori dal normale, mani potentissime.
Era il nostro periodo, dal 1976 al 1984 il nostro ciclo. Un gruppo unito, cosciente della sua forza. Il segreto era l'avvocato Porelli, che costruì un grande nucleo italiano.
Driscoll? Straordinario, anche se quando divenne coach non potè esserci più lo stesso cameratismo di prima, pretendeva da tecnico come dava e pretendeva da giocatore. Dopo il secondo titolo chiese l'aumento, Porelli non glielo diede e si salutarono. Ci voleva coraggio, ma all'avvocato non mancava. E poi lui teorizzava che non sarebbe stato un bene per il movimento vincere tutti gli anni. Avrà pensato che confermandolo avremmo vinto di nuovo. Era un genio, Porelli, uno che sapeva guardare avanti e al bene di tutti. Non temeva nemmeno di privarsi dei giocatori buoni.
Cosic? Un giocatore immenso, avevamo un grandissimo feeling. Fisicamente doveva gestirsi, ma quando la posta in palio era alta emergeva la sua classe cristallina. Prendeva un rimbalzo e urlava a Caglieris, il nostro play, 'corri Charlie corri'. Caglieris gli rispondeva 'guarda che il play sono io', e lui 'per fare una casa serve l'architetto e il manovale, io sono l'architetto'. Che dolore la sua scomparsa, e che fortuna crescere con lui e Jim"


(FOTO VIRTUSPEDIA)

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