L'aumento delle squadre in serie A da 16 a 18, previsto per la prossima stagione, creerà alcuni problemi con l'organizzazione dei calendari. Inoltre tra gli addetti ai lavori c'è qualche preoccupazione sparsa in merito a squadre non esattamente in salute.
In merito Tuttosport ha sentito alcuni personaggi del basket italiano.

Livio Proli, presidente di Milano. La A con 18 squadre è il frutto di un compromesso che dovrebbe favorire il ritorno al vertice di società storiche e piazze importanti. Il numero di squadre non è un problema se le società sono solide e hanno progetti. Il problema è il calendario soprattutto nella prossima stagione con i Mondiali che finiranno a metà settembre e il Preolimpico che - si dice - comincerà a fine giugno. Questo creerà una compressione del calendario quasi insostenibile, non essendo in discussione per ragioni di interesse e spettacolo il format attuale dei playoff. Il risultato è che viene penalizzata la qualità delle competizioni. Per quanto riguarda Milano, il fatto che Eurolega e Fiba non si parlino e non concordino i calendari aumentale complicazioni, a parte il fatto che le finestre durante la stagione falsano l'equità competitiva per l'assenza dei giocatori NBA e di Eurolega dalle Nazionali creando situazioni limite come dimostra la Slovenia campione d'Europa, esclusa dai prossimi Mondiali.

Federico Casarin, presidente di Venezia. Il progetto della Fip è partito qualche anno fa, ora bisogna valutarne l'efficacia e la possibilità di relizzarlo. Penso
a Milano, ma anche a noi con la Champions, alle tante società che disputano le coppe europee. Il calendario sarà molto compresso. La riforma è stata voluta per lo spettacolo, ma il rischio che si abbassi c'è. Si cercavano più opportunità, si voleva favorire un maggiore scambio fra A2 e A e in effetti la Fortitudo è ormai quasi promossa, altre glandi piazze e società sono in piena lotta per tornare. Insomma, la prospettiva potrebbe essere buona, se non fosse che il calendario sarà iper-compresso, i giocatori saranno troppo impegnati. Penso che ci si debba trovare e, perlomeno, discuterne, dopo magari aver vissuto e valutato l'esperienza. Perché è necessario avere un campionato equilibrato in rutti i sensi, in campo e a livello economico. LBA si sta muovendo in tal senso, un tavolo di discussione in fondo è già definito. Abbiamo società in difficoltà, sono convinto che tutte le supereranno, ma dobbiamo creare le condizioni per dare al nostro basket maggiore stabilità.


Salvatore Trainotti, GM di Trento. Io di natura sono abituato a prendere quello che arriva, anno dopo anno. Ma credo che in questo caso serva prima di tutto una discussione e un accordo sui calendari, fra coppe e finestre per le nazionali Fiba i giocatori saranno spremuti. Inoltre aumentando le squadre al vertice, non è automatico che si innalzi il livello qualitativo, anzi. Non si alza a maggior ragione se consideriamo il numero di italiani davvero competitivi. E i costi potrebbero aumentare, perché ci si disputerebbe i talenti. Credo che questo tema necessiti di un'analisi approfondita e una soluzione condivisa. E per arrivare ad una vera crescita si dovrebbe ipotizzare una riforma di tutti i campionati, ad esempio immaginare una A e una A2 con le stesse regole, almeno economiche. Quando Trento è salita in A2 sette anni fa, quel campionato preparava professionalmente alla Serie A giocatori, coach, club, dirigenti. Di fatto la A2 introduceva al professionismo. Adesso non è più così, c'è tante differenza. Allora ipotizzo un tavolo di confronto comune, una sorta di stati generali, ma permanenti, veri, convocati i club, i dirigenti, i giocatori, gli allenatori. E bisognerebbe darsi regole comuni. Detto ciò mi auguro davvero che la Serie A con 18 squadre funzioni e al meglio. Ma dovremo tenere gli occhi aperti, tutti.

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