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(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)
(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

Supercoppa come rondine senza primavera, poi subito un inizio in difficoltà, l'addio a Cagnardi, il clamoroso ritorno di Caja, la risalita prima della discesa ardita, e il playoff dove Cantù, per forza di cose, era favorita. La stagione Fortitudo va in archivio con l'amaro in bocca del passo indietro rispetto a 12 mesi fa, per una squadra forse più lunga (anche se poi alla fine, per forza o per amore, hanno giocato in 8) ma che, rispetto al 2023-24, aveva tante cose in meno. L'amalgama, la connessione tra reparti, lo spirito di sacrificio, una maggiore stanchezza e confusione tra i ruoli. Si potrà disquisire a lungo sul calo mentale (non statistico) di Freeman e sull'assurdità del rendimento di Gabriel, ma è anche vero che tutti gli altri protagonisti della passata stagione sono sembrati meno brillanti, e i nuovi arrivi per vari motivi abiurati. Difesa rivedibile, triple prese a grappoli, ma soprattutto la mancanza del tanto mitologico occhio della tigre. Per cui si sono vinte le partite facili - non tutte, citofonare le due retrocesse Piacenza e Nardò - ma poche, poche, di quelle che avrebbero fatto la differenza, non lottando abbastanza. Un elenco dei protagonisti della stagione, e poi via alla rumba della ricerca dei colpevoli e, si spera, le contromosse.

Aradori - voto 6+ - Si adegua facilmente al ruolo di sesto uomo che è obbligatorio visto il ritardo nella preparazione, e le cifre non ne risentono (12 di media in 22'). Tira tanto, ben conscio del fatto che quello è il suo destino e attorno non è che abbia poi giocatori con le stimmate del realizzatore. Chiaro che non le può più vincere da solo, così come dietro non può migliorare difetti atavici che l'anno scorso, in un contesto collettivamente diverso, erano più mimetizzati. Il giocatore è quello, un ridimensionamento globale a sesto uomo potrebbe essere una soluzione da queste parti. Ma è anche comprensibile se, ad un certo punto, si volesse cercare qualcosa di diverso. Vedremo: per questa stagione, colpe specifiche non ne ha.

Battistini - voto 5 - Non fosse che comunque la sua presenza in panchina non è mai venuta meno, ci sarebbe stato da chiamare la Sciarelli. Poteva essere l'uomo chiave in un ruolo (il 3-4) rimasto scoperto tra le bizze e gli infortuni di Gabriel e la totale assenza di alternative. Inizia così così, con buon tiro (58% nel girone d'andata) e belle speranze. Con Caja evidentemente qualcosa va storto, perdendo minuti e fiducia, fiducia e minuti, fino a concludere come tifoso dalla panchina senza però licenza di giocare, malgrado le emergenze. Terminando con NE continui. E allora non sono state rose, non sono fiorite, a volte gli amori non sbocciano. Una decina di minuti di media, con cifre azzerate in primavera, 4 punti scarsi.

Bolpin - voto 6+ - Giocatore che dovrebbe migliorare i compagni ed essere chiamato in causa al momento del bisogno come uno di quei ciappinari che tirano fuori di tutto, il problema nasce quando, rispetto all'anno scorso, le cose da aggiustare sono più di quanto non ci si aspetti, e nel suo zaino sarebbero serviti pezzi di ricambio più corposi. E giocando 35' fissi è difficile fare tiro, difesa, regia, e magari dare anche lo straccio a fine gara. Gli servirebbe un aiuto, un vice-Bolpin a dargli una mano.

Cusin - voto 6 - Non gli si può chiedere nulla più di quanto non dia, mostrandosi comunque quasi un miglioramento rispetto agli imprevisti messi sul campo dai precedenti Barbante e Morgillo (con il quale ha cifre quasi speculari, 11' e circa 3 punti). Il problema è che dagli altri ci si poteva aspettare crescite e sorprese, lui non può andare oltre i blocchi, qualche buona difesa e il farsi trovare pronto quando Freeman ha fatto le bizze. Timbrando onorevolmente il cartellino, ma non potendo fare altro.

Fantinelli - voto 7 - Ad un certo punto si trova ad essere l'unico giocatore della squadra ad avere un minimo di pericolosità spalle a canestro, e poco ci manca arrivi a portar palla e passarsela sulle tacche. L'affidabilità non è mai venuta meno, così come il solito nugolo di assist (favorito anche dalle nuove regole di attribuzione, ma quello vale per tutti). Restano difetti atavici come il tiro da 3 - questione di fiducia, visto il triplone contro Cantù in gara 4 - e la verticalizzazione a difesa schierata, ma a 32 anni il capitolato basta e avanza. Gli servirebbe più pericolosità accanto per avere un pacchetto completo. 9 punti e 8 assist di media.

Freeman - voto 5 - Vero che le cifre sono pressochè uguali a quelle dell'anno scorso, ma quello che è palesemente mancato, ad un certo punto, è stato l'atteggiamento. Svagato, stizzoso, con pini punitivi sotto gli occhi di tutti. E questo, per forza di cose, va a minare il giudizio complessivo, perchè se sei scarso puoi essere perdonato, ma se sei svogliato, ecco, assolutamente no. 14+8 e il 60% al tiro, appunto più o meno come in passato (anzi, perfino qualche decimale di più). Ma lasciando quel retrogusto di ristorante dove, tornatoci perchè ti ci eri trovato benissimo, stavolta i camerieri ti sorridono meno, il conto è più salato e ti hanno anche fatto aspettare troppo tra primo e secondo.

Gabriel - voto 4,5 - E adesso qualcuno ci spieghi perchè, una volta preso da Brescia (dove era durato tre anni, e questo era comunque un punto di merito), nessuno nella scatola avesse messo le istruzioni o, almeno, le controindicazioni. Statistiche bugiarde (16+6,5) che non dicono di tiri folli e senza ritmo, di passaggi a vuoto, di totale disconnessione dalla squadra: ha il merito di alcune vittorie casalinghe ma pure di tante sconfitte esterne, e il fatto che in sua assenza la squadra abbia avuto il momento migliore, forse, non è un caso. Errore fatale dello scouting, a credere che fosse anche utile, oltre che bello: con i soprammobili fai il figo nelle mostre di design, ma non servono a nulla. E dato che non veniva dal Tunguska, ci si doveva stare attenti.

Giordano - voto 5,5 - Tre triple di fila con Cento fanno pensare ad una sua candidatura nel pericolosissimo ruolo di cambio in regia. Poi, con il ritorno di Caja che già lo aveva bocciato l'anno scorso, il destino è segnato: in B a Mestre viaggia a 13 di media, amen. 

Menalo - voto 5 - Sbandierato dalla stampa come grande acquisto, all'arrivo di Caja si ferma per un mese e, al rientro, gioca solo un qualche minuto a gennaio e poi non se ne hanno più notizie. Era parso il classico lungo che non ha idea di cosa sia il pitturato, ma è chiaro che ad Attilio quelli che arrivano dalla Stella Azzurra Roma, così come Giordano, non vanno giù. Cifre irrisorie, 87 minuti complessivi.

Mian - voto 6,5 - I misteri. Quando si trova a dover far doppio ruolo per l'assenza di Gabriel, quindi a responsabilità e fatiche moltiplicate, esce il suo momento migliore e, di riflesso, quello della squadra. Alla lunga però la coperta si accorcia, e il finale è appesantito da una condizione che non è quella ideale. Ad ogni modo, nulla gli si può addebitare se non, appunto, il non essere uno e trino, ma lì sarebbe servito altro, punto e basta. Evidentemente c'era più connessione quando il momento era complesso. 11 punti di media e il 38% da 3, rallentando (26%) nei playin/off.

Panni - voto - Continuamente confermato senza veri e propri applausi del campo se non la buona volontà e un po' di difesa. Ma rimanendo poco affidabile nel ruolo di regista e con un tiro da fuori che è ancora peggio degli anni scorsi (specie a inizio stagione si viaggiava sullo zero su più infinito) è chiaro che il nè carne nè pesce non può soddisfare chi avrebbe avuto bisogno di maggiori garanzie. Qualche tiro ignorante, qualche tabellata nel suo stile da quasi sdraiato, ma forse è davvero l'ora di ringraziare e chiedere un upgrade, senza nulla togliere al suo impegno, mai venuto meno. Ma non si può chiedere ad una trota di mettersi a camminare. 3 punti di media e il 28% al tiro, per chi in teoria dovrebbe essere una guardia tiratrice, spiega tutto.

Sabatini - voto 6 - La prima volta finì a ceffoni a Cento. La seconda in una A1 talmente caotica che forse nemmeno Teodosic ci avrebbe capito qualcosa, la terza con un infortunio che lo stoppa dopo 9 partite, nei labirinti della gestione Cagnardi. Poteva essere l'incursore che nessun altro in questa squadra è stato in grado di fare, se ne sono avuti solo responsi clinici e il peccato di non averlo mai visto con Caja, suo estimatore. 20' di media, 6 punti e la certezza che lui e la Fortitudo non sembrano fatti per stare insieme. Colpe ereditate?

Thomas - voto 5 - Il gettone e scialuppa di salvataggio per Gabriel, che paradossalmente vive il momento migliore della stagione senza averne veri e propri meriti se non il non essere, appunto, bizzoso come il titolare. Ma pure il gregariato non può andare oltre certi limiti, e al netto dei problemi fisici 3 punti di media per uno straniero non sono accettabili. Che poi con lui si vincesse sempre, vattelappesca: forse portava fortuna e basta, chissà.

Vencato - voto 6+ - Niente da fare, fare il play di riserva in Fortitudo è il mestiere più logorante del mondo, amen. Arriva al posto di Sabatini dimostrando di essere forse meno esplosivo ma di certo adatto al ruolo: calma, assist, magari pochi punti ma assolutamente posto giusto al momento giusto. Si rompe prima, si ri-rompe dopo, 4 punti e 4 assist di media in 15'. Un grande peccato, punto.

Cagnardi - voto 5 - Termina con una Supercoppa vinta e un 4-7 di record che lo porta al saluto, con il ritorno di Caja che lo fa passare, alla fine, come la May Pang che si intrufolò negli alti e bassi della storia tra John e Yoko. Calendario torrido con solo 4 casalinghe, squadra senza capo nè coda soprattutto in difesa e il ricordo del passato a renderlo più colpevole di quanto non lo fosse. Il resto della stagione ha dimostrato che non tutte le colpe erano sue, e che qualcosa nella squadra, comunque, non andava. L'uomo sbagliato nel posto sbagliato nel momento sbagliato, sarà per un'altra volta.

Caja - voto 6+ - Arriva e ne vince 12 su 14, benchè continui a dire di non farsi abbagliare dai risultati. E ha ragione, perchè la squadra poi si ri-sfalda e il resto lo sappiamo. Poca difesa, pochi raccordi tra reparti, e anche il body language del coach che non è quello dell'anno scorso, quando cioè dopo un errore i parenti del colpevole erano già in linea con Taffo. Stavolta pare più rassegnato ad un destino di cui ha l'alibi della non primogenitura, e poco può fare: vero che gli allenatori possono fare la differenza, ma se a Verstappen viene data una Panda, poco può fare, e il problema sarà capire perchè questa squadra a tratti è sembrata una Panda e non una McLaren. Solo il tempo ci dirà del perchè dell'ostracismo verso Battistini e Menalo, che non saranno stati Nowitzki o simile ma forse per evitare di tirare il collo ai soliti noti qualcosa lo avrebbero potuto dare, ma non si può nemmeno additare a ciò il naufragio nel finale. Ora, che inizi subito a fare la prossima squadra: al suo terzo anno, sarebbe la prima volta che questo capita.

Scrivanie e affini - voto 6+ - E anche il secondo anno è andato, con un passo indietro rispetto alla stagione scorsa forse imprevisto che, chiaro, è figlio di tanti padri. La jella, perchè si sono rotti tutti e spesso anche chi veniva al posto dei rotti. Le problematiche iniziali nella gestione Cagnardi, che hanno costretto alla rimonta non completa in classifica. Ma forse ora serve la necessità di andare oltre il concetto del cuore Fortitudo come qualità che monda da altre problematiche. Tedeschi è il presidente ideale, in un contesto dove si è preso le proprie responsabilità (vedi le dimissioni per smuovere le acque, o il fatto che ad ogni crac è poi arrivato un nuovo giocatore) e dove si contano sulle dita di un pesce le dichiarazioni fuori posto. Allora è il contorno che va implementato, perchè non è colpa diretta del gestore del ristorante se i piatti che escono non soddisfano la clientela, ma di una filiera che va dallo chef, ai fornitori, e via discorrendo. Le stagioni storte ci possono essere, sia chiaro, ma ora va capito cosa è stato sbagliato e, di conseguenza, intervenire. Il popolo Fortitudo ci sarà sempre, e paragonare questa annata ad altre nefandezze degli ultimi 20 anni è davvero malafede. Però serve un upgrade, e lo sanno tutti. In bocca al lupo.

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