Pietro Aradori è stato intervistato da Piero Guerrini su Tuttosport.
Un estratto delle sue parole.

"In Fortitudo non sono arrivato ad occhi chiusi, ho tanti amici che hanno giocato nella Effe e mi raccontavano. Poi ho vissuto due anni a Bologna e respirato l'aria. Mi trovo molto bene, la società è seria e non fa il passo più lungo della gamba. Soprattutto c'è il rapporto intensissimo con i tifosi. La Fortitudo vive di attaccamento dei e per i tifosi. Non c'è soltanto chi riempie il PalaDozza, ma ci sono i 1500 che sono venuti a Pesaro, o il settore ospiti completamente riempito a Cremona.
Martino? Lo conosco dai tempi di Roma, ero molto giovane io e lui altrettanto. E' stato assistente di grandi maestri e poi ha maturato esperienze in A2, di livello. E' pronto e lo dimostra.
Voglia di riscatto? Zero. La scorsa stagione la mia squadra, la Virtus, è stata sotto le aspettative in campionato, però si è conquistata la Champions League FIBA. Personalmente mi sono tenuto a 12,7 punti, 2-3 sotto la mia media, ma ho giocato e gioco sempre alla stessa maniera. Non ho nessuna rivalsa da prendermi dunque.
Le esclusioni da Virtus e Nazionale? Quelle sono scelte, indipendenti dalla mia volontà, che dunque non mi toccano direttamente. Ci sono rimasto molto male, anzi mi sono incazzato per qualche giorno, ma poi mi sono concentrato sul presente e sul futuro, a dare il massimo nel lavoro.
Un giovane Aradori? Ce ne sono così pochi. Però tra i meno giovani c'è Flaccadori che mi piace molto e ha etica.
La Fortitudo ha base italiana? E' stata una scelta, da tempo, c'è programmazione. Gli stranieri sono stati scelti di conseguenza. Un progetto realistico. Bello aver ritrovato anche Mancinelli. Mancio ce la fa ancora, magari più in casa, ma sta dimostrando che a 36 anni l'età non è tutto in Serie A"


(foto Fortitudo - Valentino Orsini)

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