Il basket femminile italiano fra criticità economiche e speranze di rilancio
La pallacanestro in rosa nel nostro Paese attraversa una fase delicata. Tre squadre non si sono iscritte al campionato di Serie A1 femminile nella scorsa stagione, tutte provenienti da città con forte tradizione cestistica. Un segnale che ha scosso l'intero movimento e che impone una riflessione seria sul futuro di questo sport.
Un campionato a ranghi ridotti
La Serie A1 femminile 2025-2026 conta 11 squadre partecipanti, un numero dispari che complica la formulazione del calendario e limita la competitività complessiva. Fra le formazioni al via figurano realtà storiche come Famila Schio e Umana Reyer Venezia, affiancate da club che lottano per la sopravvivenza in massima serie.
La rinuncia della Virtus Segafredo Bologna ha colto tutti di sorpresa. Secondo il patron Zanetti, il settore maschile assorbe troppe risorse economiche, portando alla decisione di abbandonare il basket femminile professionistico. Una scelta che stride con i risultati ottenuti: in appena cinque anni la squadra femminile aveva raggiunto due finali scudetto e partecipato all'Eurolega.
Anche Roma ha vissuto un destino simile con la Oxygen, mentre Ragusa ha optato per un passo indietro strategico, riposizionandosi in Serie A2 per consolidare la propria situazione finanziaria.
Il divario economico fra club: un abisso che cresce
Il cuore della crisi risiede nelle disparità di budget fra le società. Il budget medio annuo delle squadre di Serie A1 non supera i 500.000 euro, con la maggior parte delle risorse proveniente da sponsor privati.
La forbice fra le big e il resto del campionato appare sempre più marcata. Realtà di vertice come Schio o Venezia arrivano a pagare una top player tra i 70.000 e i 100.000 euro lordi a stagione. Nelle squadre di medio-bassa classifica, invece, gli stipendi medi si attestano intorno ai 20.000-30.000 euro.
Il confronto con il basket maschile rende ancora più evidente questa situazione: nella Serie A1 maschile i compensi partono da 150.000 euro all’anno e possono superare i due milioni di euro.
Categoria |
Stipendio medio top player |
Budget medio squadra |
| Serie A1 Femminile (top club) | 70.000-100.000 € | Oltre 1 milione € |
| Serie A1 Femminile (altri) | 20.000-50.000 € | Circa 500.000 € |
| Serie A1 Maschile | 150.000-2.500.000 € | 10-30 milioni € |
Questi numeri evidenziano come il movimento femminile fatichi a trattenere i migliori talenti, spesso costretti a cercare opportunità all'estero.
Il problema degli sponsor e della visibilità
Le difficoltà nel reperire finanziamenti rappresentano un ostacolo strutturale. Il movimento fatica a trovare imprenditori, marchi o sponsor disposti a investire in un settore poco pubblicizzato a livello nazionale, con minor seguito e quindi con minori prospettive di ritorno economico.
In questo scenario, il mondo dell’intrattenimento digitale sta assumendo un ruolo crescente nel supporto allo sport. Piattaforme come Casino Runa rappresentano esempi di come nuovi settori economici stiano entrando nel panorama delle sponsorizzazioni sportive, cercando visibilità attraverso eventi e competizioni.
Solo il 15% delle partite femminili viene trasmesso in televisione, con YouTube e i social network a coprire il resto della programmazione. Una visibilità limitata che si traduce in minori introiti pubblicitari e difficoltà nel costruire una fanbase solida.
Le eccellenze resistono: Schio e Venezia dominano
Nonostante le criticità generali, alcune realtà continuano a brillare. Schio e Venezia restano le formazioni più attrezzate del massimo campionato: l’estate ha portato rinforzi di primissimo livello. Le campionesse in carica hanno riportato in Italia Cecilia Zandalasini e aggiunto talenti internazionali come Maria Conde e Jessica Shepard, mentre la Reyer ha risposto con una batteria di lunghe di livello europeo. Il dominio delle due formazioni venete rischia però di rendere il campionato prevedibile, con una spaccatura evidente tra le prime due della classe e tutte le altre squadre.
Bologna: capitale dell’Europeo, ma senza una squadra in A1
Il successo del girone bolognese all’Europeo 2025 ha però evidenziato un paradosso doloroso. La città che ha accolto le azzurre al PalaDozza con grande entusiasmo non ha più una rappresentante nel massimo campionato femminile.
La rinuncia della Virtus Segafredo ha spiazzato tutti. Secondo il patron Zanetti, il maschile assorbe molti soldi, portando alla decisione di non fare più basket femminile professionistico per dedicarsi unicamente alla prima squadra maschile. Una scelta che stride con i risultati ottenuti: in appena cinque anni la squadra femminile aveva raggiunto due volte la finale scudetto e giocato l’Eurolega.
Oggi Zandalasini è tornata a vestire la maglia di Schio, dove ha conquistato il bronzo europeo. Ma il vuoto lasciato dalla Virtus femminile rappresenta una ferita aperta per il movimento emiliano-romagnolo e un monito per l’intero sistema: anche i progetti vincenti possono scomparire da un giorno all'altro se manca una sostenibilità economica strutturale.
Settori giovanili: una risorsa sottovalutata
Un aspetto cruciale riguarda lo sviluppo dei talenti locali. Sei comitati regionali su 19 non hanno attivato per la stagione sportiva 2024-25 neanche un campionato femminile, né senior né giovanile, privando oltre nove milioni di abitanti dell'offerta di basket femminile.
Questa situazione compromette la crescita del movimento dalla base, rendendo sempre più difficile costruire una generazione di atlete pronte per il professionismo. Le giovani cestiste italiane si trovano spesso a dover scegliere fra abbandonare lo sport o trasferirsi in regioni più strutturate.
Un futuro da costruire insieme
Il basket femminile italiano si trova a un bivio. Le difficoltà economiche sono evidenti, ma esistono anche segnali positivi.
Per rilanciare il movimento servono interventi su più fronti. La Federazione e la Lega Basket Femminile dovranno lavorare per garantire maggiore stabilità economica ai club, attrarre nuovi sponsor e aumentare la visibilità televisiva. Solo attraverso un progetto coordinato sarà possibile colmare il divario con i campionati europei più competitivi e offrire alle atlete italiane le opportunità che meritano.