Roberto Brunamonti - team manager della Nazionale - è stato intervistato da Mirco Melloni su La Stampa.
Un estratto delle sue parole.

Con i "big" assenti, queste qualificazioni sono state giocate principalmente dai giocatori di serie A. I quali vanno rispettati, perché hanno vinto 7 gare su 10. È fantastico vedere un gruppo tanto coeso e la voglia di mettersi in mostra anche in campo internazionale.

Ai Mondiali si rischiano assenze illustri? Prima arriviamoci, in Cina, poi sono convinto che non mancherà nessuno: i Mondiali sono una vetrina troppo importante per il nostro basket e per questa generazione.

Quanto è dura fare una Nazionale competitiva? È necessario capire le esigenze di tutti. Il campionato non ti permette di aspettare la crescita di un giocatore, ma qualche volto nuovo emerge comunque: in finale di Coppa Italia, per esempio, c’erano Ricci e Moraschini.

Come si potrebbe rimediare? Il coraggio dei club nell’utilizzo dei giovani aiuterebbe, ma al tempo stesso vogliamo anche più club a livello di Milano per aumentare la concorrenza, quindi parliamo di realtà che inseguono il risultato immediato. Io, però, darei un consiglio anche ai giocatori. Investire su loro stessi: prima di concentrarsi sul guadagno, che è importante, è meglio privilegiare lo spazio in campo e le responsabilità. È la realtà odierna, non c’è più il vincolo del cartellino che generava nei club l’interesse nel mettere il giocatore nelle condizioni giuste. Oggi l’atleta deve gestire se stesso. Detto questo, però, non dimentico ciò che di buono sta facendo l’Italia: Croazia e Slovenia campione d’Europa sono già fuori, mentre noi siamo a un passo dai Mondiali.

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