Claudio Sabatini al Carlino è tornato sulla trattativa tra Virtus e Kobe Bryant nel 2011. Un estratto dell'intervista.

"La storia inizia con Lauro Bon e il suo socio Marco Tina che mi telefonano e che mi chiedono un appuntamento per una questione importante. Venuti in azienda, mi illustrano un progetto per portare Kobe Bryant in Italia. Io lo guardo sorridendo, ma siccome una telefonata non mi costava nulla chiamo l’avvocato Bob Pelinka che curava gli interessi del giocatore. Dopo questa conversazione arriva anche una mail di disponibilità a portare avanti la trattativa che ha come oggetto la possibilità che Kobe giocasse per noi.
Inizio a girare l’Italia per capire come realizzare questo progetto perché il tempo era la vera spada di Damocle, sapendo che prima o poi lo sciopero dei giocatori NBA si sarebbe concluso e che Kobe sarebbe tornato negli Stati Uniti. La prima proposta riguarda 5 partite di campionato, delle quali una all’Unipol Arena e nove in trasferta per consentire agli altri club della serie A di avere l’onore di giocare contro Bryant, ma per lo spessore e il richiamo del personaggio dovevamo giocare nei palasport delle principali città italiane come Torino, Milano, Bologna e Roma. Lì trovo alcuni club che guardano la questione solo dal punto di vista sportivo in maniera poco lungimirante tanto da rifiutare il 50% dell’incasso di un anno intero di campionato.
A quel punto riscriviamo la proposta e la definiamo durante una lunga serie di conference call tutte alle 5 di mattina a causa del fuso orario e lì fui assistito dall’avvocato Nicola Alessandri. Troviamo l’accordo per due amichevoli, una all’Unipol Arena e l’altra con due club internazionali in una arena europea e il tutto si sarebbe sviluppato in 4 giorni.
Perchè non arrivò? Perché 24 ore dopo la firma del contratto, si sblocca il braccio di ferro tra i giocatori e la NBA. Tutta l’operazione sarebbe costata 5 milioni, considerando anche i compensi dei vari professionisti, ma l’entusiasmo era così tanto che la banca si mise subito in moto. Il gruppo Unipol in due ore diede la disponibilità finanziaria, l’azienda di Luca Montebugnoli partì subito disegnando la mappa del ticketing. Tecnicamente una follia, ma era per una persona fantastica. Insomma c’era l’opportunità di ingaggiare il giocatore più forte del mondo che parlava italiano e che era momentaneamente disoccupato. E’ come se la donna che ami da tempo ti dice sì, ma non riesce a raggiungerti perché c’è lo sciopero dei treni"

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