(Foto Mauro Donati)
(Foto Mauro Donati)

Lo dicono sempre, che sono i rimbalzi a fare la differenza nelle partite. Vero ma non verissimo, perchè come successo con Pesaro anche a Cremona si vince sotto le plance ma si perde nel risultato finale, dato che alla fine la pallacanestro è sport dove si deve anche fare canestro, appunto. E regalando il secondo quarto così come domenica scorsa, mettendone solo 7 (29 a 3 la valutazione, 3/11 al tiro), poco conta che dopo l'intervallo si siano serrate le fila in difesa. Perchè recuperare da -20 lo può fare Milano in una partita dall'alto punteggio, non una Fortitudo che rimonta troppo lentamente per essere davvero pericolosa, E allora arriva la seconda sconfitta consecutiva, in una A2 che pare una tonnara ma che intanto ne mette tre in testa con 5-1 (Verona, Pesaro e Brindisi) e nessuna a zero, dopo la vittoria sorprendente di Ruvo a Cividale. Dove Berti ha ricevuto offerte, ma per ora rispedite al mittente. Sarà ora l'ora di Morgillo?

E' una Fortitudo sterile, impolverata, che se non riesce a muovere la palla velocemente si incaponisce nel palleggiare troppo alla ricerca di spiragli che non ci sono, e che dietro dovrebbe essere sempre perfetta per uscirne illesa. Ma a beccarne 37 nei primi 15' è chiaro che poi si possono anche lucchettare tutti gli spifferi, facendo però bene davanti. Cosa che a Cremona non è avvenuta: 6/30 al tiro, nessuno a fare da capobranco, giornata negativa, punto.

Innamoratissimo - Poco da dire. Si apprezza Guaiana che deve fare a spintoni con gente che è alta il doppio di lui, e il resto tutto da rivedere.

In preda ad uno spasimo - Non è, finora, il Fantinelli degli anni scorsi, al netto degli acciacchi. E se dietro di lui gli esterni fanno fatica (ieri qualche segnale da Della Rosa, mentre Imbrò rimane di fatto disperso), allora tutto diventa complesso.

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