Polonara: il mio obiettivo è tornare a una vita normale, poi se ci sarà il basket tanto meglio

Achille Polonara, che si sta curando a Valencia, è stato intervistato da Davide Romani sulla Gazzetta dello Sport.
Un estratto delle sue parole.
I primi sentimenti che l'hanno travolta nel momento della diagnosi? Sconforto. Dopo due anni a lottare per sconfìggere un tumore mi è cascato il mondo addosso nello scoprire di avere una patologia ancora più grave. Ho incominciato a pensare: "perché proprio a me?", "cosa ho fatto di male?". In confronto a questa malattia, quello che ho avuto prima non è paragonabile. Quando ho sentito la parola leucemia l'ho accostata alla morte. Fa paura».
Dopo i primi giorni a Bologna, ora è ricoverato a Valencia. Perché questa scelta? Perché in Italia nessuno propone questo tipo di cura. Ho finito un ciclo di chemio mercoledì scorso e ne inizierò un secondo tra qualche giorno. In questi giorni di "pausa" prendo delle pastiglie che dovrebbero in futuro abbassare il rischio di recidiva. Pratica che nel nostro Paese non c'è. I primi giorni non sono stato benissimo: ho avuto nausea e mal di pancia e mi hanno alimentato tramite flebo».
Per quanto tempo resterà in Spagna? Non si sa. Il secondo ciclo sarà più leggero ma poi ci sarà il trapianto di midollo da fare. Quindi si dovrà valutare come reagirò. Viviamo alla giornata e aspettiamo di capire se a fine luglio riuscirò a uscire dall'ospedale per qualche giorno. Quindi non so dire quando potrò tornare in Italia. Sono fortunato però perché la mia famiglia è qui con me»
Durante i playoff scudetto si è subito reso conto che qualcosa non andava bene nel suo fisico? La febbre non andava via, ero debole, stanco, ma ho pensato fosse dovuto al momento stressante della stagione». Invece? Dalla vigilia di gara3 contro Milano tutto è cambiato. Quel giorno ho effettuato gli esami e la Tac di controllo post tumore. Una prassi che ripeto con cadenza semestrale. E tutto era nella norma. Però alla sera in hotel la febbre non scende, è 38.1. Allora decido di chiamare il dottore della squadra che mi raggiunge in camera. In quel momento ammette che un valore degli esami era un po' basso. Decidiamo di tornare a Bologna per accertamenti, così la mattina dopo riparto e mi ricoverano. Inizialmente sembrava fosse mononucleosi poi invece è arrivata la diagnosi che ora tutti sapete: leucemia mieloide».
È riuscito a godersi la conquista dello scudetto con la Virtus? La squadra mi ha fatto visita prima di partire per gara3 della finale, poi nel riscaldamento avevano tutti la maglia con il mio nome e numero. Nel dopo partita la video chiamata dagli spogliatoi. E poi il giorno dopo Belinelli, Pajola e Shengelia sono venuti a portarmi la Coppa in ospedale, a Bologna. E Toko mi ha consegnato il trofeo del miglior giocatore: "è tuo, sei tu l'mvp". Sono stati giorni molto toccanti.
Le manca il campo? In questo momento non ci penso perché sono concentrato su quello che sto facendo qui, in Spagna. Non
penso al campo, al pallone, agli allenamenti. Il mio obiettivo è tornare a una vita normale, poi se ci sarà il basket tanto meglio. Al momento non è una priorità. Dal 30 giugno si è concluso il mio contratto con la Virtus e ora devo pensare ad altro.