(foto FIP)
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Momo Diouf è stato intervistato da Matteo De Santis su La Stampa. Un estratto delle sue parole.

Nel 2007 sono venuto in Italia con la mia famiglia per motivi economici. Il basket era la cosa più impensabile e lontana. Ero sorpreso da ogni cosa, forse quasi spaventato. Tutto quello che avevo visto e fatto in Senegal era completamente diverso da quello che trovavo in Italia. Fu uno shock. 

Poi è arrivato il basket... In realtà lo alternavo con il calcio. Spesso mollavo la pallacanestro, non mi piaceva granché. Una volta cresciuto d'altezza, mi hanno detto: "Devi provarci davvero". Ho pensato di smettere di nuovo, poco dopo, per il football americano. Mia madre mi ha minacciato e convinto a non cambiare. Ha fatto bene: non so cosa avrei fatto nella vita. Il basket mi ha dato e sta dando tutto. 

Cinque anni a Reggio, poi Lugo e Virtus. Un bel viaggio. A Reggio sono cresciuto e l'esperienza in Spagna, nonostante l'infortunio, mi ha responsabilizzato molto. A Bologna è stato tutto istruttivo: giocare in Eurolega, vincere lo scudetto.

Ieri ha ritrovato coach Luca Banchi, che la volle alla Virtus. Fu una chiamata inaspettata. A Banchi devo tanto, è uno degli allenatori che ha agevolato la mia carriera. Ma tutti quelli incontrati sulla mia strada, tra cui Ivanovic con cui ho vinto lo scudetto, mi hanno dato qualcosa. 

Al gruppo azzurro manca Polonara... Un ragazzo d'oro che mi ha aiutato tantissimo a Bologna. Questa Nazionale vuole fare bene soprattutto per lui.

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