Dopo la qualificazione matematica ai playoff il coach della Fortitudo Matteo Boniciolli è stato intervistato da Enrico Schiavina sul Corriere di Bologna.
Ecco le sue parole:

Per mesi ha predicato che l’obiettivo era entrare nei playoff con un tiro da metà campo all’ultimo secondo, la sua squadra invece ce l’ha fatta a una giornata dalla fine. Felice di essermi sbagliato. E’ indubbiamente un grande risultato. Frutto di un serio programma di crescita tecnica dei singoli, non di una semplice campagna acquisti. Poi la società ha fatto sforzi importanti, con la scelta di americani di qualità, oppure consentendoci di prendere al volo Amoroso quando c’è stata l’occasione. Ma tutti hanno lavorato durissimo, tutti hanno fatto un percorso di crescita tecnico, tutti hanno capito l’idea di fondo.

Playoff come punto di arrivo o di partenza? Fin dal giorno in cui sono arrivato qui l’anno scorso, con la squadra che faceva fatica in quarta serie, l’obiettivo è stato tornare un giorno in serie A. Non so se ce la faremo quest’anno, ci sono squadre più attrezzate di noi, penso a Mantova, Treviso, Ferentino, Scafati e altre, alcune addirittura hanno preso lo straniero di scorta in caso di infortuni, noi ovviamente no. Noi abbiamo fondato la crescita sul lavoro, che alla lunga ha pagato. Ed oggi siamo una squadra che nessuno ha voglia di trovare, in una serie di playoff.

Banalmente, la mina vagante… In teoria abbiamo un’arma importante per quando giochi 5 partite ravvicinate ad altissima intensità: la rosa molto ampia. Campogrande è uno su cui si può contare, con lo stesso Rovatti dico sempre che abbiamo 11 giocatori e mezzo da ruotare. Contando Raucci, che tra due settimane dovrebbe ricominciare a correre: lui vive di difesa, non toglie tiri a nessuno, potrà darci una mano robusta.

La sensazione è che a Ferrara fosse già clima playoff, e ci avete sguazzato. Loro all’ultima spiaggia, tanti ex, rivalità. Sì, l’ambiente era caldissimo, anche se molto corretto e civile, voglio sottolinearlo. Una battaglia, ma noi siamo in un buon momento anche sul piano fisico, grazie a Raul Parisi, uno dei migliori preparatori mai incontrati in 25 anni di carriera, e al durissimo lavoro dello staff.

In aprile avete vinto due partite spumeggianti sul filo dei 100 punti, poi una dura battaglia difensiva a quota 60. Adattarsi a situazioni molto diverse riesce più facile quando hai un roster lungo. Poi va detto che Ferrara è molto più forte di Jesi e Recanati. Tenerla a 61 punti, 11 nel quarto, non è da tutti. Certo, con Flowers e Amoroso in forma qualche punto in più nelle mani ce l’abbiamo, ma non possiamo pensare di vincere partite di playoff a 100 punti, né vogliamo disperdere la nostra identità difensiva, su cui tanto abbiamo lavorato.

Cambia qualcosa ora che l’obiettivo principale è raggiunto? Ho dato due giorni di riposo e poi iniziamo a preparare con grande serietà l’ultima con Chieti. Non dev’essere una passerella, loro arrivano leggeri, possono prenderci di sorpresa. La chiave è farsi trovare sempre pronti, anche dopo una stagione pesante come questa. Uno scatto mentale che la squadra ha dimostrato di aver fatto. Non siamo appagati. Poi i playoff sono una corsa a 16 per 1 solo posto, può succedere di tutto. Però è un passo importante per la società, dopo 5 anni durissimi.

Sta studiando il girone est? Volevo evitare di incrociare Scafati, ci siamo quasi riusciti. Nel mucchio delle altre impossibile capirci qualcosa. Certo, portare la Fossa ad Agrigento non sarebbe facile, ma loro di sicuro ci riuscirebbero.

(foto Iguana Press)

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