Il presidente della fondazione Virtus Daniele Fornaciari è stato sentito da Luca Muleo per Stadio. Un estratto dell'intervista.

"Vivo il momento con tanta tristezza, mai vista una cosa del genere. Il dolore per quello che sta accadendo è tanto. Personalmente non mi lamento, tra casa giardino e lavoro riesco a passare bene il tempo. Mi dispiace alla mia età perdere per un anno il piacere di andare in giro e di guardare la mia Virtus dopo averla ammirata così bella e brava. Mi manca tantissimo, adesso mi diverto sui social a leggere i quintetti ideali dei tifosi.
Il mio? In play Teodosic e Caglieris. In guardia Langford e Richardson. Ala piccola Ginobili e Bertolotti, che mi faceva impazzire. Ala forte, se guardi agli anni recenti mi viene in mente Drejer, ma potrei dire anche Sanikidze oppure Okaro White e poi Villalta per qualche anno fa. Centro Griffith e Clemon Johnson. Poi i fuori quota. Ho avuto la fortuna di ammirare Cosic, l'unico che poteva giocare in tutti i ruoli, Brunamonti e Danilovic.
Altri? Ne abbiamo avuti così tanti. Jim Mcmillian, il duca nero per tutti, noi lo chiamavamo il culone d'oro ed era assolutamente un complimento, a Bologna. Di lui non ti accorgevi per tutta la partita, poi il giorno dopo aprivi il giornale e scoprivi che aveva fatto 30 punti. Che classe, l'unico a tenere Morse a quota zero. Gus Binelli aveva i fondamentali tra i più belli mai visti. Bonamico, Abbio, Albonico che aveva il caricamento e tiro più veloce di sempre. Bill Wennington, Tom Mcmillen: lunedì partiva per l'Inghilterra dove andava a studiare. Giovedì tornava a Bologna, venerdì si allenava e domenica dominava.
Le partite? Il tiro da 4, naturalmente. L'avevamo già perso, lo scudetto, e invece il povero aquilotto sul soffitto restò lì per ore. Quella squadra non la dava mai per persa. Danilovic, che non aveva fatto quasi nulla fino a quel momento, dominò il supplementare. Un'altra a Salonicco, la semifinale con Paok prima di Barcellona. Novemila invasati sugli spalti, l'unica volta in cui ho avuto paura di non uscirne vivo.
Barcellona? Aiutai Bertocchi a portare tremila virtussini. Mi mancano questi protagonisti come Romanino, Bucci, il dottor Rimondini. C'era meno business e più passione. Oggi se non avessimo un grandissimo dirigente come Baraldi chissà dove saremmo.
Il futuro? Tutte le mattine che mi sveglio rivolgo i miei ringraziamenti al santino di Massimo Zanetti, che è anche un amico sincero, corretto, una grande persona. Un uomo vincente come dimostra la sua carriera. E' innamorato di Bologna, ha casa qui, ci è cresciuto e ci tiene a far vedere ai bolognesi quanto possa fare per la Virtus, riportandola ai vertici del basket nazionale ed europeo"

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