Giorni molto intensi quelli appena trascorsi sulla rotta Bologna-Barcellona-Istanbul e non parliamo di rotta aerea visto che gli scali, in terra ottomana, sono stati chiusi dall’Italia e per gli italiani. Giorni intensi, dicevamo, perché la partita tra Darussafaka e Virtus, da dentro o fuori per il passaggio del turno in EuroCup, ha vissuto non poche peripezie. Fino alla giornata di sabato tutto tranquillo: il coronavirus non creava problemi e dall’Eurolega non erano arrivate alcune novità tanto da far pensare ad una regolare disputa della gara nella serata di mercoledì. Sabato sera la prima novità, con il governo turco che ordina la chiusura degli scali aerei dall’Italia, impedendo così alla squadra di Djordjevic di organizzare la partenza per Istanbul, inizialmente prevista per ieri mattina. “L’Eurolega ci ha risposto che il problema non è loro. E allora di chi è? Queste sono persone che non hanno la cultura dello sport”. Con queste, assolutamente non banali, parole il presidente della Federazione Gianni Petrucci “tuonava” lunedì mattina su Radio1, schierandosi al fianco della Virtus per trovare una soluzione ad un problema che, di fatto, non aveva creato la Segafredo. Avallata l’ipotesi, che per un attimo ha fatto temere il peggio, della sconfitta 20-0 (“Se non vi presentate rischiate la sconfitta a tavolino” un’altra delle risposte dell’ECA citate da Petrucci), ha avuto inizio un lavoro diplomatico, che ha visto vari protagonisti: la società bianconera, con Paolo Ronci in primis, insieme alla FIP e al CONI i principali attori di una scena che ha avuto la sua ambientazione anche nelle sale ministeriali, con Spadafora e Di Maio in prima linea. Alla fine tutto risolto: partita rinviata, poi “schedulata” per domani sera alle 18.15 in campo neutro, a Belgrado. Uno scherzo del destino: sì, a Belgrado, proprio lì dove la Virtus, qualche settimana fa, aveva “capito cosa serve per essere competitivi in EuroCup”, Djordjevic dixit.

E allora problema risolto per la Virtus, che potrà giocarsi regolarmente sul campo le proprie chance per accedere ai quarti di finale. Una vittoria per la Virtus, una vittoria per la Federazione, una vittoria per il basket italiano: non si esagera nel dire ciò, dal momento che la comunione di intenti è stata perfetta per evitare un epilogo che avrebbe avuto il sapore di ingiustizia. Uno scenario che acquista ancora più valore se pensiamo ai rapporti, risanati nel tempo, tra la Virtus e la FIP, con quest’ultima affiliata alla FIBA, abbandonata proprio dalla V in estate per un “nuovo matrimonio” con l’Eurolega. La stessa Eurolega che, nel pomeriggio di ieri, ha voluto chiarire con un comunicato (per la prima volta in italiano), a cui è seguita una replica di Petrucci: un botta e risposta che non ha cambiato di tanto gli equilibri della vicenda e che ha confermato, ancor di più, che direttamente o indirettamente la stretta collaborazione tra la Federazione e uno dei propri club interessati alla questione ha portato i suoi frutti. Molto spesso nel mondo del basket, ma anche nello sport in generale, risalta maggiormente ciò che di negativo viene pensato, fatto o ideato. Non è stato questo il caso, fortunatamente per la Virtus: una gestione diplomatica ad hoc per l’occasione, in cui la società bianconera ha fatto la sua parte, forte del prezioso appoggio di CONI e Federazione. Una linea guida che potrà essere da monito anche per questioni future, con l’auspicio che diventi la regola e non l’eccezione. E allora diamo a Cesare quello che è di Cesare, con un applauso forte e convinto a tutte le parti in causa: la tanto agognata diplomazia italiana, almeno nel basket, ha vinto una battaglia che, per un attimo, sembrava già persa. Ora toccherà al campo, ma lì le regole sono altre e non ci sarò bisogno di Preisdenti, Ministri o Direttori Generali.

(foto Virtus Pallacanestro)

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