Teo Alibegovic è stato intervistato da Damiano Montanari su Stadio.

Quella di domenica tra Virtus Roma e Fortitudo sarà una partita tra squadre da seconda fascia della classifica del campionato di Serie A. Mi aspetto una gara molto ruvida. Conterà la passione, e la Fortitudo è la società che ne ha di più al mondo, anche se non ha giocatori già fatti e finiti, a parte qualche eccezione.
Ci sono elementi di grande esperienza come Aradori, Mancinelli, Cinciarini, Leunen, Stipcevic. Certamente. Ma Fantinelli no, per esempio. E' un giocatore tutto da scoprire. Per fisico e qualità sta giustamente bussando alla porta della Nazionale, ma deve ancora dimostrare di meritarla. Nelle file di Roma i prospetti più interessanti sono invece Tommaso Baldasso e mio figlio Amar. Mi piace il coraggio della Virtus nel farli giocare.

Fin qui il capocannoniere italiano del campionato è Pietro Aradori. Quando lavoravo a Udine Gigi Sepulcri, che era il preparatore atletico della società, mi fece avere i primi test che un giovanissimo Aradori aveva sostenuto in Nazionale. Da quel momento cercai di prenderlo, ma il club non aveva grandi progetti e Pietro finì altrove. Oggi è uno che non guarda in faccia a nessuno, un "bastardo", positivamente parlando. L'anno scorso la Fortitudo aveva Rosselli che era brutto da vedere, non saltava, non correva, però alla fine era sempre il migliore. Quest'anno in Serie A è arrivato Aradori: viene criticato perché si dice non salti, non difenda, ma poi è sempre il migliore. Ho smesso di ascoltare certi santoni della pallacanestro europea. Quando entra in campo, Aradori fa sempre il suo. A me piace da sempre, poi è normale che divida. Anche io, quando giocavo, non ero amato da tutti.

Suo figlio Amar avrà una carriera migliore della sua? Per certi versi Amar è già meglio di me. Ha le potenzialità per diventare un giocatore completo di alto livello. Ha ricevuto proposte da club europei che non posso svelare, ma lui mi ha sempre detto che il suo desiderio era giocare a Roma. Coach Bucchi lo vede di buon occhio e non lo punisce più togliendogli minuti come nella scorsa stagione, ma lo educa in modo più costruttivo. Alcuni general manager dall'estero mi hanno detto che a loro Amar ricorda Nicolò Melli, a cui non serviva fare 25 punti per essere il migliore in campo.

Roma da salvezza, Fortitudo da playoff? No. Entrambe devono pensare prima a salvarsi, poi eventualmente al resto.

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