Calamai, "Gabriel inadatto e collettiva ansia da prestazione, ma per Forlì sono fiducioso"

Marco Calamai è stato ospite di Vitamina Effe su Nettuno Bologna Uno.
Gabriel è inaffidabile, per le esigenze Fortitudo? “Avevo già avuto modo di esprimermi, ho sempre detto che io non lo avrei mai preso e che non è paragonabile ad Ogden. E' un buon cambio in A ma non adatto ad una squadra di A2, non adatto a giocare con Freeman nè con Mian e Aradori che tirano dalle stesse posizioni. Debole a rimbalzo ed irascibile. Io penso che fosse molto valido in A, dove faceva il cambio di Akele, ma so capire se un giocatore sia adatto o no ad una certa squadra. Poi spesso le cifre sono fasulle, come certi 35 o i 25 ad Avellino, mettendo 5 triple da metà campo nell'ultimo quarto e sbagliando poi il tiro finale. In A2 gli stranieri sono fondamentali: guardate Torino, dove Moretti ha tolto il peso di Boniciolli ma che ha americani che fanno la differenza. A settembre lo pensavo solo io, ora lo pensano in tanti: nessun giudizio sulla persona Gabriel, ma non è adatto”
Questa squadra ha altri problemi? “I ragazzi si impegnano tanto, ma c'è tanta tensione. Caja è il migliore allenatore in Italia dal punto di vista difensivo. Lo scorso anno era riuscito a coprire i problemi difensivi di Aradori perchè c'erano accanto giocatori che lo aiutavano, ma ora non puoi fare una difesa efficace con due giocatori deboli in campo insieme, come lui e Gabriel. Lo scorso anno c'erano avversarie che preferivano andare in panchina piuttosto che affrontare la Fortitudo, ora ne fanno 80-90. C'è ansia da prestazione: capisco che Caja dica che vuole andare in serie A, ma non l'ho condiviso. La società sta facendo bene, ma in A2 ci sono tante squadre forti e c'è stata tanta sfortuna, e per questo tutta questa ansia pesa tanto”
Obiettivi? “Pure io poche settimane fa pensavo che la squadra fosse entusiasmante e che si potesse puntare a raggiungere Udine. Ma ora è il caso di guardarsi le spalle da squadre che possono raggiungerti, anche se penso che Caja sappia come muoversi. La chiave è Forlì: se soffri e vinci, affronterai poi Rimini già sicura del secondo posto e Livorno all'ultima. Se fai 3 su 3 puoi essere quarto o quinto, se ne vinci 2 fai i playoff, altrimenti i playin. Ma sono fiducioso nonostante gli oggettivi problemi della squadra”
Una non promozione sarebbe un fallimento o c'è la base per fare meglio l'anno prossimo? “Una buona base, perchè c'è una società di persone serie e appassionate. Non dimentico che un anno e mezzo fa Tedeschi aveva parlato di un progetto triennale per la promozione. Ma qui serve progettare: la squadra è molto vecchia, e molti tifosi si chiedono perchè non ci siano dei giovani, al di là della ferita di Niang che non si curerà mai. Penso a quello che ha fatto Trento, ad esempio. Allora mi chiedo: Caja, che è il migliore allenatore della categoria assieme a Pillastrini, sarebbe adatto ad un progetto ringiovanito, o è più adatto a gestire vecchi pirati che devono vincere il campionato? Ma non è una cosa che mi preoccupa, questa società ha riportato tanta gente al Palasport ed è già un risultato. Non dimenticando la sfortuna: erano stati fatti acquisti eccellenti come Mian o come Sabatini, che è il miglior passatore della A2 assieme a Fantinelli, ed è fuori da novembre. Io capisco che il pubblico voglia vincere, ma si deve essere onesti. Penso anche a Cusin, che ha 40 anni ma che in campo fa sempre il suo, ed è stato fuori. O Vencato che è un buon giocatore, entra e si rompe una mano. Ma andiamo a Forlì, duri, su un campo che ci porta bene”
Probabilità di salire? “Ho fatti studi umanistici e non scientifici, ma credo che ne abbiamo. Gli avversari sono molto forti ma ho fiducia. Però senza ansia: serve finire la regular in crescendo, e poi nei playoff la Fortitudo sarà un osso duro per tutti, sulle cinque partite. Ma Gabriel deve fare l'americano: difenda un po', prenda rimbalzi, giochi con la squadra e non si faccia cacciare fuori vergognosamente. Dell'Agnello lo ha provocato ma parliamo di Dell'Agnello, non di Meneghin, è uno che non vale un'unghia del padre. Per rispetto della squadra e di sè stesso non può fare scene come quelle di domenica, buttando la maglia… E' il giocatore più pagato della squadra, non gli viene chiesto di farne sempre 20 ma qualche rimbalzo, stoppate, e non è una vergogna fare canestro da vicino, ogni tanto"