Marco Calamai, che della Fortitudo è stato giocatore, coach e garante per la ripartenza nel 2013, è stato intervistato da Enrico Schiavina sul Corriere di Bologna.
Un estratto delle sue parole.

Pronto a festeggiare il ritorno in A della Fortitudo? Preferisco aspettare. Non per scaramanzia, ma perché in una vita nel basket di campionati buttati via, di risultati di fine stagione incredibili, ne ho già visti. Poi certo, l'obiettivo è vicinissimo.

E' stata una stagione noiosa? Tutt'altro. Mi sono divertito, non ricordavo da un pezzo una Fortitudo così brillante ed ho visto anche cose tecniche molto interessanti. Mi ha colpito la crescita di Pini, poi la chiave sono due americani veri, dopo averne visti passare di molto scarsi. Merito di Martino e Carraretto.

Sei anni per tornare in serie A sono tanti o pochi? Forse è il tempo giusto. Ricordo che nel 2013, appena ripartiti, le condizioni erano difficilissime, non avevamo né soldi né titoli, solo un lunghissimo cammino davanti. Poi la FIP ci diede la B2, la gente ci è stata vicina, la società pian piano si è irrobustita, ma c'è voluto tempo. Certe cose poi le decide il destino, sono convinto che se non si fosse rotto Flowers sarebbe salito in A anche Boniciolli, nel 2016. Ma forse sarebbe stato più difficile rimanerci. Ora ci si andrà con una base di 5000 abbonati.

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