Carlo Recalcati, fresco di divorzio con Cantù, è stato intervistato da Damiano Montanari su Stadio.
Ecco un estratto delle sue parole sulla Fortitudo.

In estate ha cambiato tanto. Le novità sostanziali sono due: il play americano ed un pacchetto di lunghi tutto italiano. Scelta ardita? Direi scelta logica.
E' una squadra coperta in tutti i ruoli, con un play interessante come McCamey, perfettamente compatibile con Fultz, un esterno come Legion, che in A2 fa la differenza, ed una guardia come Daniele Cinciarini, che conosco benissimo e che, per rendere al meglio, ha bisogno di minuti sul parquet. In più è arrivato Amici, un combattente che in partita trascina i compagni.


Sull'assenza di un pivot dominante. In A2 non so quante squadre ce l'abbiano. La Fortitudo, già così, è competitiva per salire. Sotto canestro ha Pini, che ha dimostrato di poter dire la sua in Serie A, il giovane Chillo e Gandini, che è ormai collaudato. Poi c'è Mancinelli, il leader del gruppo. Il pacchetto lunghi è interessante. Lo definirei “da allenatori” più che “da tifosi”, perché non ci sono grossi nomi, ma è perfetto per le strategie del coach.

Su Burns, sempre più lontano. Conosco bene Chris: l'ho portato io in Italia. E' puntiglioso e orgoglioso: per lui andare in A2 equivarrebbe ad una retrocessione.

Sul futuro di Recalcati. A settembre compirò 72 anni, ma mi sento ancora pronto. Sulla panchina biancoblù sta benissimo Matteo. Poi è chiaro che, per me, l'Aquila ha sempre avuto ed avrà un fascino particolare.

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