Marco Belinelli ha parlato alla stampa prima della finale scudetto.

"È sempre una finale e sappiamo quanto sia importante. Abbiamo vinto garaquattro a Venezia giocando una buona partita e questo ci ha consentito di guadagnare un giorno. Sappiamo tutti che è una finale e sappiamo tutti come andare in campo. Dobbiamo stare tranquilli e giocare la nostra pallacanestro facendolo, magari, con più voglia davanti ai nostri tifosi. C'è dispiacere per come è finita l'anno scorso e lì è andato subito il primo pensiero dopo la vittoria in gara 4 a Venezia. Siamo una squadra diversa, ma combattiamo e abbiamo cuore, andremo in campo con la giusta carica e la voglia di finire nel modo giusto.

Fattore campo? Spero sia una chiave, abbiamo lottato per arrivare al primo posto in regular season e ora sta a noi dare il 110% davanti ai nostri tifosi per fare ciò che serve a vincere

Le chiavi della partita? Milano sta giocando una pallacanestro migliore rispetto alla regular season, ora sono tutti in forma mentre prima c'era qualcuno fuori ritmo. A parte gara 1 con Trento hanno giocato una grande pallacanestro offensiva e difensiva, conosciamo Messina e sappiamo che sarà pronto come sempre. Noi stiamo lavorando per fare accadere qualcosa di positivo, non sarà facile perché è giusto dire che sono la squadra da battere ma non abbiamo paura e ci faremo trovare pronti. La stanchezza? Abbiamo ancora qualcosa nel serbatoio.

Il tempo. Ditemelo voi, io vado sempre in campo per mostrare il mio talento, la voglia di vincere ed essere un esempio per i ragazzini. Quest'anno mi sento bene, ho iniziato prima in estate a lavorare fisicamente con i preparatori Tibidetti e Panichi e mi è servito. In realtà ho 26 anni, anzi siccome non posso barare così tanto dico che ne ho 28 avendone, però, compiuti 38.

Leadership? Come leader cerco di essere me stesso, questa è la prima cosa che ho imparato dai tanti dai tanti leader che ho avuto davanti. Penso a Ginobili o a Duncan, che non parlava tanto. Gli bastava un'occhiata per farti capire come girava il mondo. I miei compagni sono una grande famiglia. Ci sono momenti difficili, poi ci sono momenti che perdi e che giochi male dei quarti e sono il bersaglio di brutte voci. Un giorno sei un eroe e un altro sei una pecora. Purtroppo tutto questo fa parte del mondo, ma io sono molto legato ai miei compagni e so quanto lavorano duro stiamo tutti facendo per provare a vincere questo trofeo"

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