Marco Belinelli è stato intervistato da Andrea Tosi sulla Gazzetta dello Sport.
Un estratto delle sue parole.

I giudizi li lascio ai tifosi e ai media. Per me non è cambiato nulla. Sono sempre stato qui con la testa, lo spirito e il fisico. E ho giocato come ho sempre fatto, con l'obiettivo di aiutare la Virtus a vincere. Sono ancora il Beli che ha tanto fuoco dentro. Il basket è la mia vita, la mia passione. Quando gioco sono felice.

C'è stato un momento in cui si è sentito ai margini della squadra? Inutile girarci attorno, sarei un ipocrita se dicessi che quando non giocavo andava bene lo stesso. Invece è stato un periodo durissimo, mi sembrava che tutto andasse storto. Nei miei confronti il coach ha fatto una scelta tecnica che non commento ma rispetto. Ho sempre rispettato le scelte dei miei allenatori.

Scariolo di recente le ha fatto i complimenti sottolineando anche il contributo difensivo. Le parole del coach mi hanno fatto piacere ma sul discorso della difesa devo rimarcare che ho 36 anni e non più 20. Anche se l'età è un numero e in questo momento mi sento in ottima forma, le gambe non sono più quelle di una volta. Adesso devo affidarmi all'esperienza e alla furbizia per difendere su avversari forti e più giovani.

La Virtus corre su tre fronti. La Coppa Italia è l'obiettivo più imminente. La Virtus non la vince da 21 anni e io non l'ho mai vinta in carriera ma non ho avuto molte occasioni. È un titolo che mi manca, come l'Eurolega. Sarebbe bello alzarla in questa Final Eight molto competitiva. Per noi, per i tifosi, per la proprietà. Sappiamo che si può fare. Daremo il 110% per riuscirci. Ma non guardo a Milano, oggi è l'ultimo dei miei pensieri. Sono molto concentrato con tutta la squadra sulla sfida con Venezia, un avversario difficile.

L'Eurolega ce l'ha in testa? Si, mi piace molto. È un torneo bellissimo e durissimo, molto più interessante della Nba che non guardo perché non è più la lega nella quale ho giocato per 13 stagioni. Vorrei andare avanti, magari anche fino a 40 anni se sarò in grado di stare in campo, per inseguire il sogno di sollevare il trofeo che mi manca più di tutti. Non faccio tabelle su quante vittorie ci servono per entrare nei playoff. Sarà un'impresa riuscirci. Giochiamo una partita alla volta e poi faremo i conti.

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